Contagi e medicina sul territorio… sindaco Servalli pensaci tu!

Ieri, in tarda mattinata, sono andato a curiosare al parcheggio di via Gramsci, dove operano i sanitari dell’Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). C’erano alcune auto in fila. I sanitari con molta solerzia effettuavano i tamponi ai sospetti di contagio da coronavirus.
Non pioveva come i giorni precedenti, ma tirava un vento freddo. Viene da chiedersi, ma è mai possibile che questi poveri cristi devono lavorare per il bene della comunità in una situazione così precaria e difficile?
E, d’altro canto, l’inverno è ormai alle porte. Possibile che non si è trovato un sito migliore, più adatto per i mesi invernali? Qualcuno sui social ha suggerito, e mi pare una buona idea, il parcheggio sotterraneo della struttura mercatale di viale Marconi. Al coperto e dotato di due uscite. Sembra un’ottima idea e di certo la Metellia non fallirà se perderà i proventi della sosta in quell’area. Anzi, di sicuro il presidente Muoio e il personale della Metellia, sempre sensibili e disponibili per la comunità, non farebbero mancare neanche il loro apporto di vigilanza.
Il sindaco Servalli, a tal proposito, ha annunciato che un privato metterà nei prossimi giorni un proprio container. E’ già qualcosa, ma quella del parcheggio sotterraneo mercatale sembra di gran lunga più idonea. In ogni caso, possibile che sull’intero territorio comunale non si trovi qualcosa di meglio del sito di via Gramsci?
Questa vicenda, purtroppo, è l’ennesima riprova di come ci siamo preparati ad affrontare la seconda ondata di contagi di coronavirus. Da sempre, almeno da maggio, ci è sempre stato detto che da ottobre in poi dovevamo fare i conti con un forte ritorno di fiamma della pandemia.
Eppure ci siamo fatti trovare impreparati. A quanto sembra siamo il terzo paese nell’indice di letalità da Covid, e in in Italia si muore più che altrove, mentre per tutti i mesi estivi ci siamo baloccati con un “modello italiano” virtuoso che in effetti non è mai esistito. Fatto sta che siamo ad un secondo lockdown anche se colorato e mascherato, ma rischiamo, finché non ci faremo il vaccino, di restare chiusi.
Si è fatto trovare ancora impreparato il Governo Conte. Si è fatta trovare impreparata la Campania del magnifico governatore De Luca. E’ affondata Napoli, guidata da un masaniello confuso ed inetto come il sindaco De Magistris.
Ci siamo fatti trovare impreparati nella nostra città.
Tanto impreparati da far lavorare in condizioni inaccettabili i sanitari dell’USCA in via Gramsci.
Tanto impreparati che il nostro Comune non è neanche capace di informare i suoi concittadini su quanti di loro risultano contagiati e, come fanno altri comuni limitrofi da Vietri sul Mare a Pagani (non parliamo di Modena o Reggio Emilia), di dar conto quotidianamente del numero dei tamponi effettuati, dei nuovi contagiati e dei guariti.
Tanto impreparati da dover ringraziare la CGIL metelliana che sollecita, con una nota di fine ottobre, la “immediata attivazione sul territorio delle misure previste dal protocollo operativo per l’assistenza domiciliare per i sospetti o affetti da Covid 19”, sottoscritto addirittura lo scorso maggio tra ‘Unità di Crisi Regionale e i Direttori delle Asl. In altre parole, si sarebbe dovuta già da tempo creare una nuova organizzazione territoriale della medicina di base.
Tanto impreparati che restano lettera morta le due Aggregazioni Funzionali Territoriali, una per Cava Nord e l’altra per Cava Sud (sconosciute alla quasi totalità dei cittadini cavesi), che avrebbero dovuto svolgere, come denuncia nella sua nota la CGIL, proprio il ruolo di contenere la diffusione del Covid e soprattutto costituire un freno per l’ospedalizzazione dei malati da coronavirus.
La verità amara è che in questi ultimi mesi ancora una volta è emersa la totale inadeguatezza della medicina sul territorio: la grande assente ma soprattutto la grande malata dell’organizzazione sanitaria nel nostro Paese.
E allora? Adda passà ‘a nuttata, come recitava il grande Eudardo?
Certo, la nottata deve passare, e speriamo che passi presto, ma non si può restare con le braccia conserte.
Sarebbe auspicabile, doveroso ed essenziale che il sindaco Servalli, il quale per legge è la massima autorità sanitaria locale, si dia da fare, sia più incisivo e determinato rispetto all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Insomma, con tutto il rispetto, servono, ma a poco, predicozzi sui social, ordinanze di divieto e buoni sentimenti distribuiti con l’aspersorio dell’ovvietà.
La città ha bisogno di altro. Di decisioni, di azioni, di coordinamento, di fatti concreti. E, soprattutto, di anticipare, prevedere i problemi, le difficoltà, prima di esserne travolti ed agire in emergenza con l’emergenza. Mai come adesso, non fiori, ma opere di bene.
Caro direttore,
il lavoro del personale sanitario è encomiabile.
Lo è altrettanto la pazienza dell’utenza che subisce ritardi e attese dovute esclusivamente alla disorganizzazione del servizio che regna sovrana.
I dirigenti USCA in un paese civile andrebbero subito rimossi dall’incarico.