scritto da Redazione Ulisseonline - 26 Ottobre 2019 10:02

COMUNALI 2020 Pasquale Santoriello: “Un sindaco che non sia né di destra né sinistra, né di centro, bensì un nocchiero”

Il professore Pasquale Santoreillo

Occorre individuare un primo cittadino che non scaturisca da un’imposizione dei partiti politici, bensì da un leale confronto dialettico su idee e progetti, e non  da personalismi o interesse di parte

Con l’intervista a Pasquale Santoriello, esponente di spicco del coordinamento cavese di Forza Italia, direttore del corso di formazione “Domenico Gasparri- Costruire Libertà”, organizzato da Forza Italia di Cava de’ Tirreni, già professore ed ex assessore della città metelliana, si conclude il viaggio di Ulisse in vista delle prossime comunali del 2020.

Tenendo presente alcune linee guide, come il pragmatismo, la necessità del buon governo e della buona politica, da dove si deve partire per costruire una proposta alternativa all’attuale governo municipale?

Per individuare una concreta e fattibile proposta alternativa all’attuale governo municipale, è innanzitutto necessario fare un po’ di chiarezza. Tanti slogan belli da ascoltare, quasi sempre sono risultati privi di concretezza e di efficacia, vuoti nei contenuti sbandierati in campagna elettorale, per cui alla fine hanno conseguito il nulla e poi. macerie, macerie. Ci si sbizzarisce in voli pindarici atti soltanto ad abbagliare sciocchi e creduloni. E i cavesi, ritengo non siano né gli uni né altri, ma soprattutto credo meritino il massimo rispetto. Quindi, innanzitutto, senso di responsabilità e chiarezza propositiva. C’è bisogno di un’aggregazione di soggetti che con enorme sacrificio e con la lungimiranza di voler creare qualcosa di veramente positivo per questa nostra Cava, vogliano con semplicità, onestà e senza prefigurarsi mete irraggiungibili, costruire una semplice ma concreta proposta elettorale che tenga dei punti di partenza ben individuati e che possano realmente essersi conseguiti. La condivisione quindi per lo sviluppo di una città basata sui temi che sono agli occhi di tutti: sanità, sviluppo edilizio, sicurezza, vivibilità, efficientismo amministrativo, con impegno di ricordare sempre che chi amministra e dirige la macchina comunale deve innanzitutto essere al servizio dei cittadini e del territorio in genere.

Rinnovamento, cambiamento, discontinuità e, poi, anche la svolta buona dopo essere passati per rottura e rottamazione, sono parole ormai abusate e logore, forse perfino fuorvianti se non prive di senso. Allora, una nuova proposta politica come la si può connotare?

Hanno inneggiato alla rottamazione, alle svolte buone, alla discontinuità, al cambiamento con la certezza e la speranza che il nuovo e la genuinità anche giovanile potessero essere il toccasana per tutti i problemi. Purtroppo, le conseguenze sono palesi a tutti, sia nel vicino che nel lontano. Pressapochismo, supponenza, arroganza giovanile, assoluta incapacità gestionale. È stato come affidare una Ferrari ad un neopatentato. Soprattutto i percorsi politico-amministrativi vanno opportunamente intrapresi, assimilati, sperimentati e non assolutamente affidati a neofiti completamente digiuni di come possa essere gestita la cosa pubblica. Non a caso, mi sia permesso ricordare quello che illustrai in una precedente intervista in occasione dell’apertura di un corso di formazione politico-amministrativa tenutasi a Cava. Precisai che il corso aveva alcuni obiettivi tra cui quello di risvegliare nei giovani quello spirito partecipativo e di dialogo tanto indispensabile per chiunque intendesse accostarsi alla sana concezione del “fare politica” intesa come predisposizione all’essere vicino alla gente, ascoltarne i bisogni e, se possibile, cercarne delle efficienti soluzioni. Oggi invece i giovani considerano la politica più un approccio occupazionale che un servizio per la comunità. Un tempo, per chi viene da lontano come me, esisteva la “scuola di partito” fatta di lenta ed attenta partecipazione assemblando esperienza ad esperienza. Quasi sempre si iniziava con l’attaccare, in periodo elettorale, i manifesti. Ora è tutto cambiato: innovazione e progresso, ma nessuna cultura politica. Ritengo che, in mancanza di figure politicamente preparate, si debba e si possa ancora coniugare il vecchio con il nuovo, in una simbiosi di maturazione per i giovani e con uno stimolo per che ha già dato ma può ancora risultare valido per suggerimenti e consigli. C’è bisogno quindi di costruire una nuova classe politica, preparata, capace di affrontare le sfide, con profonda sensibilità verso i bisogni della comunità in cui vive.

Partiamo dalla scelta degli uomini. Quali sono i requisiti ideali per essere candidato a sindaco? E come si arriva alla scelta di un candidato sindaco?

Quali i requisiti ideali per scegliere il candidato sindaco? Umiltà, competenza, buon senso come padre di un’intera comunità, concretezza operativa, almeno una discreta conoscenza dei percorsi burocratici-amministrativi e, dulcis in fundo, capacità di sapersi rapportare con i suoi cittadini. Innanzitutto, un candidato che emerga dalla condivisione dei soggetti deputati ad individuarlo: partiti politici, movimenti civici e/o di aggregazioni civiche in generale, presenti sul territorio, un candidato che riesca concretamente a rappresentare la maxima pars della comunità. Quindi, sintesi operativa e garante di un programma proposto e condiviso, certamente da non scegliere attraverso le fantomatiche cosiddette “primarie” i cui risultati, quasi sempre, risultano condizionati da sollecitazioni di parte. E neppure scaturisca come imposizione dei partiti politici. Piuttosto necessario un leale confronto dialettico su idee e progetti, un confronto improntato non a personalismi o interesse di parte, bensì finalizzato ad individuare una personalità che riesca a coniugare competenza, onestà, impegno d’intenti, ovverosia l’interesse per una buona gestione cittadina. E poi, mi si consenta: un sindaco che non sia né di destra né sinistra, né di centro, ma un nocchiero che sposi un progetto per la città e i suoi cittadini.

E per i candidati a consigliere comunale? C’è qualche controindicazione, in altre parole qualche ragione ostativa all’ingresso in lista di un candidato?

In genere l’assillo di coloro che sono deputati alla composizione delle liste è il completare le stesse con il numero massimo possibile di partecipanti. E quasi sempre si riscontrano candidati che addirittura non risiedono sul territorio che dovrebbero rappresentare. È necessario invece cambiare decisamente registro. Ogni candidato è, in pectore, il possibile consigliere del domani, colui che deciderà le sorti ed il futuro della città: un ruolo fondamentale ed importantissimo. Come dicevo in precedenza negli ultimi anni il ruolo del consigliere viene visto come “approccio lavorativo”. C’è bisogno, invece, di competenza, di professionalità, di conoscenza del territorio, dei suoi bisogni nonché delle criticità e degli interventi da effettuare. Soprattutto che i candidati consigliere abbiano una condotta moralmente ineccepibile, siano di provata onestà, con un’etica comportamentale che dia garanzia assoluta per le scelte che faranno e le decisioni che assumeranno. È necessario che siano persone capaci, di buon senso e che dimostrino di conoscere almeno le base minime di come va gestita la cosa pubblica. Non ultimo che rappresentino le varie categorie e che siano espressione non solo del centro cittadino ma anche delle tantissime frazioni facenti parte del territorio cavese, quasi sempre dimenticate o abbandonate a se stesse.

Partiti, movimenti civici, associazioni politiche, come si mettono insieme in un progetto politico? Formando una lista unitaria o più liste distinta in partiti e civiche?

Sarebbe auspicabile una partecipazione la più ampia possibile e che quindi risulterebbe anche la più democratica. Il popolo “deve” essere più che mai partecipativo ed attivo nella programmazione e concretizzazione del suo futuro; quindi ben venga un’aggregazione di partiti politici e liste civiche ma sempre nell’ottica di una condivisione assoluta delle scelte programmatiche, scevre da personalismi o sollecitazioni di parte. Quindi più liste che si riconoscano nella condivisione di un programma il cui riferimento unico sindacale dovrà essere e risultare collante e garante per tutti.

E la Giunta, quali dovrebbero essere i criteri di selezione degli assessori e quali i requisiti che devono possedere?

La Giunta dovrà essere espressione e sostegno del sindaco. La disponibilità operativa dei singoli dovrà essere quotidiana, a tempo pieno e non part-time come spesso si verifica. Gli assessori sono ingranaggio fondamentale per la realizzazione del programma elettorale e determinano con il loro operato l’immagine positiva o negativa dell’amministrazione. La loro concreta presenza è attestazione non solo di operatività ma in particolare di vicinanza ai cittadini per la soluzione di eventuali esigenze o problematiche. Quindi non assessori “blindati” nelle proprie stanze di palazzo ma disposti ad ascoltare ed al confronto interpersonale. La scelta deve spettare al sindaco come garante di equilibrio ed operatività concreta, una scelta per competenza, per qualità e capacità; persone competenti e responsabili del ruolo da svolgere con discreta esperienza amministrativa e non dovrà mancare tanto buon senso in quanto, oltre a rappresentare il sindaco e l’intera amministrazione, dovranno lavorare in simbiosi con i consiglieri, con i dirigenti e con l’intero apparato gestionale. Se nominarli prima o dopo l’elezione ritengo debba rientrare nella scelta decisionale del candidato a sindaco. Comunque non vadano obbligatoriamente scelti, come spesso si vorrebbe, tra gli eletti che hanno conseguito il maggior numero di consensi. Ci sarebbe il rischio di svuotare il consiglio di soggetti che dovrebbero essere invece l’asse portante del consesso consiliare, oggi più che mai snodo gestionale di primaria importanza.

Veniamo al programma. Innanzitutto, come si procede alla sua stesura? E quali i punti, più qualificanti a suo avviso?

Il programma è il motore portante della campagna elettorale e soprattutto tavolo di riscontro e di operatività all’indomani delle elezioni. Oculatezza, competenza, buon senso, concretezza assoluta. I voli pindarici vanno decisamente evitati in quanto  boomerang micidiali: illudono i cittadini e distruggono chi li ha proposti in quanto ne determinano l’inefficienza. Importante invece conoscere il territorio per poterne discutere ed individuarne le criticità e le necessità, attraverso analisi dettagliate e precise indicazioni tecniche. Ritengo innanzitutto necessario un programma quanto più semplice e lineare possibile, concreto, non estremamente ampio. Perché? Perché è necessario che il cittadino che lo legge possa comprenderlo e valutarlo e che non sia tediato dalla lungaggine espositiva, che possa giustamente apprezzarlo e anche criticarlo per quel che ritenga non attinente alle necessità della città. Un tavolo operativo, quindi, costituito da conoscitori della realtà, consci dell’importanza del loro incarico e chiamati, unitamente al candidato a sindaco ed ai rappresentanti dei soggetti che condividono il progetto politico, ad elaborare un programma amministrativo destinato ad operare modifiche ed interventi legati all’intera comunità. Ritengo inoltre individuare qualche necessità qualificante dell’eventuale programma. Non è possibile che una città di sessanta mila abitanti abbia un ospedale che è solo il ricordi del gioiello sanitario invidiatoci da tutti. Quindi attenzione massima per un rilancio ospedaliero. Indispensabile recupero delle fatiscenze cittadine alcune delle quali anche pericolosissime. Un riordino totale della vivibilità frazionale che in alcuni siti è veramente deprimente e vergognosa. Rilancio turistico della città attraverso una seria e concreta politica di accoglienza e di interscambio attraverso reali rapporti con i territori limitrofi al fine di recuperare al meglio quella immagine di Cava città turistica, immagine purtroppo soltanto di tempi passati.

Su alcune questioni, come la gestione dei rifiuti, la lotta agli sprechi e la revisione della spesa, la sicurezza, la mobilità, è necessario un linguaggio di verità. Quali le parole giuste?

Caterina Caselli ai tempi miei cantava “la verità mi fa male” è vero, ma necessaria a far comprendere ai cittadini anche la verità più dolorosa. Ho detto “comprendere” in quanto ritengo che i cittadini cavesi siano più che preparati anche ad accettare dolorosi sacrifici. La verità va sempre detta anche se risulta essere un linguaggio ostico da digerire. L’amministratore ha il diritto-dovere di presentare ai suoi cittadini la reale e concreta situazione in cui versano le casse dell’ente pubblico. Insieme sarà possibile individuarne opportune soluzioni e se la lotta agli sprechi e la revisione della spesa dovrà amareggiare tanti, la si faccia senza tentennamenti; in tempi di magra è doveroso stringere la cinghia. Altrettanto vale per temi prioritari quali la sicurezza e la mobilità urbana: ambedue, ultimamente hanno evidenziato momenti di fortissima tensione. Bisogna essere sempre chiari, leali ed affrontare i problemi a muso duro anche se si paventasse il pericolo di scontentare tantissimi cittadini. Quindi proposte serie in campagna elettorale e ferma realizzazione con decisione ed onestà mentale. In conclusione, anche se potrà dispiacere è necessario essere chiari nella proposizione, decisi nell’esecuzione.

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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