Cirielli, il Rosatellum, le preferenze e la seconda repubblica mai nata
Ci sono almeno due risposte nell’intervista rilasciata al nostro giornale dall’onorevole Edmondo Cirielli, che meritano un approfondimento anche perché strettamente collegate tra loro.
La prima riguarda un tema politico e parlamentare di strettissima attualità, ovvero la discussione della nuova legge elettorale, volgarmente chiamata Rosatellum, dal nome del suo proponitore, Ettore Rosato, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati.
Cirielli boccia la legge senza mezzi termini. E, in verità, condividiamo le sue puntuali critiche. Se questa legge riuscirà a venire alla luce, avremo un nuovo parlamento di nominati e non di eletti, salvo per un terzo di loro che gli elettori sceglieranno nei collegi uninominali. Per il resto decideranno i capi partito. In lista saranno piazzati i candidati scelti dai partiti e risulteranno eletti, in ragione dei voti ottenuti dalla lista e quindi dei seggi ad essa attribuiti, secondo l’ordine determinato sempre dai partiti. Gli elettori potranno esprime un unico voto, valido sia per la quota proporzionale per le liste bloccate che per il collegio uninominale. Insomma, non sarà possibile per l’elettore il voto di preferenza tra i candidati in lista. Tradotto, continua la frode, anche se mitigata rispetto al sistema elettorale adottato in questi ultimi dieci anni, nei confronti della libertà e del potere del cittadino-elettore di scegliere il candidato preferito.
La seconda risposta di Cirielli, che merita di essere evidenziata, è quella in cui afferma che l’ultima legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, si è dimostrata sbagliata “per la modalità di selezione della classe dirigente”. Tant’è che Cirielli, il quale è in parlamento da oltre quindici anni, confessa di aver assistito ad “un progressivo declino della classe politica”, di cui lui stesso fa parte, attribuendole la responsabilità del “progressivo slittamento verso il basso” piuttosto che far lievitare la qualità della politica e dei suoi interpreti.
E come dargli torto!? Cirielli ritiene che con una legge elettorale con le preferenze, e “dove le coalizioni siano chiare fin dall’inizio, si potrebbe tornare a parlare di politica con la P maiuscola, scegliendo parlamentari radicati sul territorio ed abituati a stare in mezzo al popolo e a comprenderne i problemi e gli umori”.
Non siamo certi che basterebbero le preferenze per voltare pagina, ma di sicuro con queste leggi elettorali farlocche, compresa l’eventuale prossima, buone a imbrigliare, raggirare e a surrogare la reale volontà popolare, ci ritroveremo in Parlamento sempre una rilevante schiera di deputati e senatori che al più potrebbero andare bene a dire la loro in un’assemblea di condominio.
Certo è che la storia fa dei brutti scherzi. Le preferenze elettorali negli ultimi anni della prima repubblica, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni dell’ultimo decennio dello scorso secolo, venivano considerate come uno dei mali peggiori della nostra democrazia.
Nelle preferenze si vedeva buona parte delle negatività del nostro Paese: corruzione, mercimonio elettorale, voto di scambio, malaffare, infiltrazioni mafiose e malavitose in genere, ma anche il perno della partitocrazia, il fulcro del sistema politico-istituzionale bloccato, l’architrave su cui poggiava la forza persuasiva del governo e del sistema di potere dell’immarcescibile Dc e dei suoi alleati, primi fra tutti i socialisti…
Un feticcio della cattiva politica, insomma, le preferenze come un totem da abbattere. Tanto che nel 1991 gli italiani con un referendum e con il più largo consenso, quasi all’unanimità, ridussero le preferenze ad una. In pratica, con un tratto di matita smantellarono un sistema elettorale che di lì a poco, con le inchieste di Mani pulite, sarebbe stato travolto insieme all’intero apparato politico della prima repubblica, con i suoi partiti, la Dc in primo luogo, e con i suoi protagonisti, Craxi prima di tutti.
Ora, forse sarà una sorta di nemesi storica, dopo più di venticinque anni torna la voglia delle preferenze e così probabilmente con ciò si chiuderà il cerchio di questa seconda repubblica mai nata.