Dopo il disastroso voto amministrativo di ieri per i Cinque Stelle, tutti a cantare il “de profundis” del Movimento. E’ comprensibile che a molti piacerebbe che fosse così, ma così non è e così molto probabilmente non sarà.
Se è vero, infatti, che ogni elezione ha la sua storia, lo è ancora di più per quelle amministrative. In sede locale contano molto i candidati e ci sono dinamiche del tutto diverse, a volte neanche del tutto trasparenti e auspicabili. In questo, i pentastellati fanno quasi sempre acqua da tutte le parti, con candidati scelti in modo discutibile, che si rivelano in più di un’occasione inadeguati e poco credibili. In breve, nelle realtà locali il voto di consenso riesce ad avere la meglio su quello di protesta, di cui si nutre soprattutto il Movimento Cinque Stelle. Sul territorio, soprattutto quando è in gioco il governo del proprio Comune, si vota soprattutto per qualcuno e qualcosa, piuttosto che contro qualcuno e qualcosa.
Alle politiche, invece, le dinamiche elettorali seguono ben altri percorsi. A prevalere è il voto di opinione e sono fin troppe le ragioni per cui quest’ultimo gonfia le vele della protesta. In altri termini, alle politiche i pentastellati hanno gioco facile nell’intercettare il voto degli scontenti, dei delusi, degli incazzati. Sono tanti e troppi, del resto, i motivi di insoddisfazione, di contrarietà, di disillusione, per non far lievitare il numero di elettori incavolati o disincantati, il cui voto, unito a quello dei bastian contrari di professione, è abbastanza agevole da intercettare per i Cinque Stelle.
Certo, il voto di ieri lascerà degli sgradevoli strascichi tra i pentastellati. La botta l’hanno avuta, inutile negarlo, e oltre che continuare a beccarsi tra di loro, dovranno pure chiedersi il perché e soprattutto il come cercare di ovviare a questa loro debolezza intrinseca ed evidente. D’altro canto, un partito che intende candidarsi a guidare il Paese, non può essere slegato dal territorio, non avere una sua presenza strutturata nelle tante, diverse e specifiche realtà locali.
Un movimento politico senza territorio è come un gigante dai piedi d’argilla.
Il voto di ieri, però, dovrebbe essere motivo di riflessione anche per il centrodestra nel suo insieme e per il Pd. C’è un aspetto, soprattutto in vista delle prossime politiche, che non dovrebbero entrambi sottovalutare e da tener presente nella redazione di un’auspicabile, nuova legge elettorale, partendo proprio dalla debolezza manifestata, e non da ora, dal movimento grillino.
Il primo motivo di riflessione, per il centrodestra in particolare, è che le coalizioni, gli schieramenti politici, risorgono e sono competitivi nei sistemi elettorali in cui a competere sono i candidati con il sistema maggioritario, come è quello dell’elezione dei sindaci, dove occorre arrivare al ballottaggio e ottenere poi la metà più uno dei consensi.
Il secondo motivo di riflessione, è che mai come adesso la differenza nei consensi elettorali la fanno i candidati. Da qui la necessità, sia per il centrodestra che per il Pd, di un sistema elettorale che privilegi la scelta da parte dei cittadini. Come? Con la preferenza nei sistemi proporzionali o misti (in parte proporzionale e in parte maggioritario), oppure, ancora meglio, con i collegi uninominali nel sistema maggioritario, preferibilmente a doppio turno, come in Francia. Sono questi, molto probabilmente, i modi migliori per contrastare il voto protestatario, ma anche in parte la disaffezione degli elettori, che porta sempre più all’astensionismo.
Vero è, tuttavia, che a parte la tecnicalità elettorale, centrodestra e centrosinistra devono soprattutto dare agli italiani delle risposte politiche adeguate e convincenti: più equità e giustizia sociale e meno privilegi, più lavoro e meno squilibri territoriali, più meritocrazia e meno corruzione, più efficienza e meno sprechi, più libertà e meno burocrazia, più sicurezza e meno delinquenza…
Solo così potranno davvero sottrarre terreno fertile ai Cinque Stelle, togliere loro l’humus dove attecchisce l’inquietudine, il disagio e il malcontento rancoroso e quindi il voto protestatario.
Questo, però, appare assai più difficile vederlo realizzato. Un motivo in più per pensare che il Movimento Cinque Stelle avrà pure i piedi di argilla, ma non è affatto in procinto di crollare.