Quest’oggi il nostro giornale ha pubblicato l’intervista all’avvocato Daniele Angrisani. Un ottimo professionista ed un valido esponente del centrodestra cavese, sebbene negli ultimi tempi per sua scelta un po’ ai margini della vita politica.
L’intervista è molto scorrevole ed immediata. Non ci sono fronzoli. Angrisani ha le idee chiare ed è convinto che il centrodestra si stia avviando verso un nuovo disastro politico ed elettorale nella nostra città. E, quasi a sorpresa, esce allo scoperto ponendo la sua candidatura a sindaco.
Su quest’ultimo punto, non si può dire molto se non che si tratta di un’aspirazione legittima da parte di una persona rispettabilissima e di un esponente politico che in ogni caso rappresenta una importante risorsa del suo schieramento. Ed appare assai evidente che, con questa mossa, sebbene assai tardiva, Angrisani punta a sparigliare le carte e a smuovere l’immobilismo dei partiti della coalizione di centrodestra. Insomma, porre la sua candidatura come un’alternativa, come una via d’uscita all’empasse in cui si trovano i partiti della coalizione.
Detto questo, sui ragionamenti esplicitati da Angrisani è difficile dargli torto, ma confesso che mi riesce difficile commentare le sue dichiarazioni, pur condividendole in buona parte.
Mi spiego.
Cominciamo con notare che forse, come annunciava l’indimenticabile Enzo Tortora a Portobello, «Big Ben ha detto stop». Ma davvero pensiamo che il centrodestra cavese abbia ancora del tempo a disposizione? La sensazione è che ormai non c’è più tempo per nulla, se non per intrupparsi al più presto dietro ad una candidatura unitaria, sia essa quella di Murolo, come ormai sembra quasi scontato, o di chiunque altro verrà deciso, e poi lanciarsi senza paracadute in campagna elettorale. D’altro canto, vi immaginate voi un centrodestra che, finora ha perso tempo, all’improvviso si desta e in quattro e quattr’otto trovi la quadra se non per ritrovarsi almeno di facciata unito su Murolo? Tutto può essere, per carità, ma avere qualche serio dubbio in proposito è più che legittimo e soprattutto realistico.
Le primarie per scegliere il candidato sindaco? Potrebbe essere un‘idea, ma questo metodo non fa parte del dna del centrodestra. Bisogna ammettere che per il centrodestra le primarie sono un po’ come il bignè alla crema per un diabetico. Almeno fino a prova contraria. D’altra parte, se i dirigenti cittadini non sono riusciti nemmeno a darsi un metodo di lavoro condiviso, come possono d’emblée convenire rispetto alle primarie? Molto più realisticamente nell’individuare chi sarà il candidato sindaco saranno i livelli provinciali, a maggior ragione se non si riesce a trovare una soluzione in sede locale in maniera forte e decisa.
L’impressione è che in sede cittadina i giochi sono ormai sostanzialmente chiusi. Certo, la partita potrebbe riaprirsi ed essere giocata a livello provinciale, ma per questo è ancora troppo presto. In ogni caso, per come sono andate le cose, si intravedono più di un’incognita: come si ricompatterà il centrodestra? Ci sarà il tempo necessario? Quale sarà la risposta dell’elettorato cittadino?
Sia chiaro, il centrodestra cavese, per insipienza, miopia, personalismi e incapacità politica dei suoi dirigenti locali, si è ficcato in un tunnel dove non si vede la luce.
Oddio, Angrisani, come tanti altri, fa bene a non rassegnarsi a ciò che sembra ormai ineluttabile. E lo stesso si dica per Murolo, che ci crede e vuole giustamente arrivare fino in fondo. Certo, la politica è l’arte del possibile, ma a volte, chi è audace e tenace, riesce anche nelle imprese che sembravano impossibili.
Per il resto che dire? Angrisani, al netto di quello che si può non condividere appieno, esplicita argomentazioni sostanzialmente giuste. Tuttavia, l’età, o se preferite la vecchiaia, mi induce sempre più a pensare che nelle faccende politiche il giusto sia quasi sempre nemico del meglio. E il meglio, a sua volta, sia nemico dell’utile e finanche dell’opportuno e del possibile. Per questo, in passato da qualcuno sono stato tacciato di cinismo. Al contrario, ho sempre ritenuto che tutto, e non solo in politica, sia riconducibile ad un sano pragmatismo, ma più ancora ad un avveduto realismo, che non va equivocato con la rassegnazione o peggio con l’accomodamento.
Quel realismo che, per quel che si è visto finora, ha fatto difetto, insieme a molto altro, alla classe dirigente del centrodestra metelliano.
Non resta molto altro da aggiungere e al lettore chiediamo, con l’aiuto del Sommo Poeta, …e più non dimandare….