Cava, l’Ospedale per ora è salvo, ma non si nascerà più nella valle metelliana
L’ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni è salvo. Al momento non corre alcun rischio di chiusura. Lo ha riferito alla cittadinanza il sindaco Vincenzo Servalli oggi pomeriggio nell’Aula Consiliare del Palazzo di Città durante il corso di una conferenza che ha visto la partecipazione in blocco di tutto il Consiglio comunale e del Direttore Sanitario del plesso ospedaliero cavese Vincenzo De Paola.
I reparti di Pronto Soccorso, Rianimazione/Sala Operatoria, Medicina, Chirurgia, Pediatria, Cardiologia, Ortopedia, il Laboratorio di Analisi e Radiologia ottempereranno regolarmente ai loro obblighi di assistenza ai pazienti. Per il reparto di ginecologia-ostetricia, come era nelle previsioni, la situazione è diversa. E’ stata disposta, con effetto immediato, la sospensione dei ricoveri in urgenza ed elezione; le pazienti ricoverate e non dimissibili saranno trasferite presso la Ginecologia del Ruggi. Sarà possibile presso il presidio S. M. dell’Olmo svolgere attività specialistica ambulatoriale con turni di dodici ore giornaliere. Il sindaco ha dichiarato che è stato fatto il possibile e l’impossibile per far sopravvivere la struttura sanitaria e che la salvezza della stessa è un risultato da salutare con soddisfazione, viste le premesse tutt’altro che rosee e scontate.
Il sindaco Servalli ha poi rimarcato che si sapeva da tempo, dal 2014 per l’esattezza, che la legge n. 161, la quale recepiva la direttiva europea n. 88 del 2003, sarebbe entrata in vigore, eppure sia la classe politica che quella tecnica non hanno agito in maniera tempestiva e sono arrivati totalmente impreparati alla resa dei conti.
Nonostante la logica inconfutabile di tali affermazioni, il pubblico il sala ha cominciato a inveire in maniera anche molto forte per la chiusura del reparto di Ginecologia-Ostetricia; proteste legittime, anche se aggrappate a un atavico campanilismo che va a cozzare contro la logica fredda ma imprescindibile dei numeri e delle norme.
Il reparto, infatti, rientra nel piano di riordino dei punti nascita previsto dal decreto n. 49 dicembre 2010 per parti più sicuri e maggiori standard qualitativi, che prevede la riduzione dei punti nascita con la soppressione di quelli con un numero di parti annui inferiori a mille. Numeri fuori dalla portata di Cava de’ Tirreni, dove la natalità nel nosocomio arriva a poco più di trecento parti l’anno.
Quello alla salute è un diritto, non un regalo o una conquista, come ci ha dichiarato il Consigliere comunale Vincenzo Lamberti presente alla seduta: “De Luca aveva fatto delle promesse, ora la gente si attende che le mantenga”.
Non c’è dubbio che questo sia un boccone amaro per l’Amministrazione Servalli, che si è ritrovata tra capo e collo una problematica ultradecennale che tutti sapevano, sarebbe scoppiata, eppure troppo spesso si è lasciata l’Amministrazione di turno a dover sopportare il peso di una tematica che le concerne in maniera marginale, i vertici del “papocchio” sono infatti da cercare altrove.
Fa male vedere tanta gente piena di rabbia che si sente defraudata di un diritto che di fatto il diritto stesso le nega. Fa male vedere il clima forcaiolo, facilmente strumentalizzabile, che si è creato dove si cerca a rotazione un colpevole da crocifiggere.
Il sindaco Servalli ha terminato la conferenza dichiarando che tra qualche settimana sarà nominato il nuovo Commissario per la Sanità, Joseph Polimeni, e ci sarà un nuovo piano di riordino. Insomma, la vicenda ancora non è chiusa e la guardia deve rimanere alta.