Ricordate le cosiddette “catalanate”? I più giovani di sicuro no. Chi ha appena qualche anno in più, senza per questo essere un matusalemme come chi scrive, ricorderà senz’altro uno dei personaggi mitici di una trasmissione televisiva che fece epoca: “Quelli della notte”.
Ideato e condotto dal geniale ed eclettico Renzo Arbore, il programma televisivo vedeva la partecipazione di artisti che diventeranno famosi, come la Laurito, Frassica, Ferrini, Pazzaglia, Luotto, D’Agostino, Bracardi e tanti altri. Tra questi personaggi divertenti e surreali vi era Massimo Catalano, che nella vita era un trombettista jazz, il quale si divertiva nel dire cose scontate. In breve, Catalano era lo specialista delle banalità, il re delle affermazioni più ovvie oltre che inutili. Un esempio delle battute dello straordinario Catalano? “E’ meglio essere ricchi e sani che poveri e malati”. O anche: “E’ molto meglio essere giovani, belli e in buona salute, piuttosto che essere vecchi, brutti, poveri e malati”.
Più catalanate di così, è davvero impossibile.
Catalano e le sue catalanate mi sono venute alla memoria leggendo il comunicato del nostro sindaco Servalli sulla questione della possibile chiusura di Anestesia e Rianimazione del nostro Ospedale Civico. Non me ne abbia a male il Sindaco, ma il suo comunicato, forse tardivo, e le sue affermazioni oltre che condivisibili appaiono, rispetto alla questione, scontate, troppo scontate.
Chiunque, anche l’ultimo (se fosse eticamente possibile formulare una classifica) dei cittadini cavesi direbbe, con parole sue, le stesse cose che ci ha comunicato il Primo cittadino. C’è forse qualcuno nella nostra città che, rispetto alla sciagurata chiusura della Rianimazione, non definirebbe ciò, come ha giustamente dichiarato Servalli, un’ipotesi “totalmente inaccettabile”?
Questo per dire che i cavesi dal nostro sindaco Servalli, soprattutto su questa vicenda così delicata e vitale, si aspettano molto, ma molto di più. Non so come, ma Servalli farebbe bene ad inventarsi qualcosa, cominciando da subito ad alzare la voce, a battere i pugni sul tavolo, ad affrontare la questione di petto. Anche se questo, lo sanno anche i bimbi delle elementari, vuol dire mettersi contro De Luca. Il re, il padrone del vapore, il duce, il despota del potere regionale. Ma se si vuole difendere la città, il suo ospedale, almeno quel poco che rimane, e il diritto alla salute dei cavesi, non c’è altra strada.
D’altro canto, far notare a De Luca e ai suoi quanto i cavesi gli hanno dato con generosità alle ultime elezioni, sarebbe il minimo. Allo stesso modo, a De Luca, che sarà pure un fascista di sinistra ma è un politico di estrema intelligenza, non sfuggirà nemmeno che è preferibile non avere contro, o quantomeno fredda e non del tutto amica ed ubbidiente, un’amministrazione di un Comune come Cava che nello scacchiere provinciale conta politicamente più di quanto noi ci rendiamo conto.
Il Sindaco nel suo comunicato afferma che non bisogna dividersi e chiama al senso di responsabilità le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Bene, Servalli si attivi subito nel chiamare a raccolta la città e coinvolgere in un tavolo permanente le opposizioni e quanti, partiti o associazioni, si battono per il nostro ospedale. Di sicuro bisogna far fronte unito: il nostro Ospedale non deve perdere nemmeno un’unità di personale, sia esso un rianimatore o un infermiere.
Un’ultima annotazione. Su questa vicenda si gioca il futuro politico dell’Amministrazione comunale appena eletta. Se si perde questa battaglia, la città forse perderà definitivamente il suo ospedale, ma per Servalli e l’attuale maggioranza sarà l’inizio della fine.