Nell’intervista all’avvocato Maria Teresa de Scianni, che abbiamo pubblicato oggi, ci sono molti passaggi meritevoli di attenzione.
Sin dalle prime battute, tanto per cominciare, la de Scianni evidenzia una peculiarità di Cava de’ Tirreni: “nonostante sia una città dalle dimensioni di tutto rispetto ha conservato i comportamenti di un paese con tutti i suoi pregi e difetti”,
E in effetti è proprio così. Noi cavesi ci sentiamo e siamo dei cittadini, ma nello stesso tempo risultiamo essere un po’ paesani e provinciali. In altri termini, sotto certi aspetti viviamo una sorta di bipolarità civica.
Una condizione che vivono con una certa difficoltà assai specifica anche i nostri amministratori comunali, che si trovano a governare una città relativamente grande, con i problemi tutto sommato di una grande città, ma con le risorse a disposizione, a cominciare da quelle finanziarie, non molto diverse da quelle dei paesi veri e propri. Insomma, in generale abbiamo le pretese di una città, ma i difetti e i limiti del classico paesone di provincia.
Da qui, come osserva Maria Teresa de Scianni, con la grazia che la contraddistingue ma anche con la perspicacia che non le fa affatto difetto, la tendenza dei cavesi a chiudersi, a non aprirsi verso l’esterno, così come una certa vocazione al conservatorismo.
Tra i tanti altri passaggi della sua intervista, ce n’è uno che vorremmo evidenziare, quando si parla del rapporto che deve intercorrere tra passato, presente e futuro: “Sono convinta che il passato è prezioso e deve essere d’esempio al futuro, ma non si può vivere legati a vecchi schemi e vecchi modi di pensare in un mondo che corre alla velocità della luce”.
Rispetto ad una tale affermazione, non crediamo sia necessario aggiungere altro, piuttosto noi cavesi dovremmo cogliere l’occasione per rifletterci un po’ su.
Ad ogni modo, Maria Teresa de Scianni, innamorata com’è della sua città di adozione, conclude la sua intervista definendo Cava di sicuro un gioiello.
E scusate se è poco.