Cava, Fra Gigino promette di riflettere prima di presentare la domanda di trasferimento
Tutto come previsto all’assemblea di ieri sera nell’affollatissimo chiostro del Santuario di Sant’Antonio e San Francesco, per apprendere, direttamente dalla voce di Frate Gigino, le traversie che sta attraversando unitamente alla Comunità francescana cavese e provinciale, e quale sarà il futuro del Santuario e delle attività delle quali egli è stato promotore per tanti anni.
Molta partecipazione, popolare e non solo, e molti accorati interventi sia da parte di amici e sostenitori del frate, sia da parte di tanti per i quali il Santuario, nell’ultimo ventennio, è stato un importante polo di aggregazione, avendo saputo ben rispondere alle aspettative del popolo, coniugando attività religiose e civili in modo sapiente e coinvolgente.
L’assemblea era stata indetta dal Priore della confraternita, Carmelo Bisogno, il quale ha introdotto i lavori dopo di che lo stesso Frate Gigino ha spiegato i motivi che lo hanno indotto a preparare la sua domanda, da inoltrare al Padre Provinciale della Comunità Francescana, di trasferimento da Cava, indicando di preferire il Convento di Sant’Antonio di Roma.
Frate Gigino, con voce ferma ma nella quale, in qualche momento si è intuito anche un momento di commozione, ha riepilogato brevemente tutto il suo lavoro dal momento in cui venne nominato Guardiano del distrutto Convento e Chiesa ad oggi. Ha ricordato le traversie vissute, gli ostacoli posti alla ricostruzione, fatta grazie alla grande partecipazione popolare, solo in virtù della quale è stato possibile non solo ricostruire quello che era stato danneggiato, ma ampliare locali e spazi come sono oggi; ma ottenere tali risultati non è stato né semplice né facile, anche per gli ostacoli posti da molti, spesso in maniera anche subdola, e con il solo scopo di bloccare il tutto.
Le spese fatte risultano tutte documentate e nonostante la rilevanza delle stesse, nemmeno un centesimo è stato distolto per opere non connesse alla ricostruzione. E’ chiaro che impresa tanto grande, “la fabbrica di San Francesco”, che ha comportato una spesa enorme, realizzatasi in più anni solo con tributi dei fedeli, determinando lentezze nei pagamenti, che sono stato comunque regolarmente effettuati, e di tutto esistono i documenti giustificativi: ad oggi risulta solo un residuo da pagare di circa 60.mila euro.
Ma qualche mese addietro è venuta fuori una emergenza imprevedibile in quanto un architetto cavese, del quale il Frate non ha voluto fare il nome in pubblico, riservandosi di farlo in privato a chi glielo avesse richiesto, che aveva seguito i lavori ed aveva già ricevuto dei pagamenti, ha citato in giudizio la Comunità francescana per un residuo credito di 250.mila euro; e in base ai documenti giustificativi esibiti, la Provincia francescana non ha potuto sottrarsi al pagamento.
Tale circostanza, ovviamente, ha indotto la Comunità a estromettere Frate Gigino da ogni attività, nominando al suo posto un nuovo Padre Guardiano affiancata da due confratelli venuti da Salerno, ed esonerandolo da ogni incarico.
Frate Gigino, umilmente, si è messo da parte, ma la visibilità del Frate, nei confronti della popolazione non è venuta meno (anzi si è accresciuta n.d.r.), motivo per il quale, nonostante le estromissioni, il Frate ho continuato ad operare come prima, rendendo conto ai confratelli che lo hanno sostituito, con i quali i rapporti non risultano idilliaci.
E anche questa pesantezza dei rapporti ha indotto Frate Gigino a preparare la sua richiesta di trasferimento, che al momento non è stata ancora inviata.
Alla fine della sintetica esposizione dei fatti, delle circostanze e delle cifre, numerosissimi sono stati gli interventi, sia di semplici e umili collaboratori del Frate, sia di beneficiati delle attività del Santuario, sia di professionisti che si sono riavvicinati alla Chiesa grazie al forte spirito francescano di Frate Gigino il quale sembra abbia saputo, nonostante tutte le attività, trasmettere lo spirito del Vangelo di Cristo vivendolo in prima persona.
Toccante è stato il ricordo di un umile artigiano che, chiamato a sistemare alla men peggio le celle dei frati, si trovò in presenza di una situazione di grande disagio: nel mentre fervevano i lavori di ricostruzione della chiesa, le celle dei frati erano rimaste semidiroccate, senza il minimo conforto e addirittura prive dell’acqua calda.
E anche molto chiarificatore l’intervento di alcuni professionisti che hanno ben puntualizzato il valore cristiano e francescano del Frate, esortandolo, unitamente a tutti gli altri ed all’intera comunità dei fedeli, di non inviare la domanda di trasferimento.
Frate Gigino è rimasto molto colpito dalla dimostrazione di affetto e di solidarietà espressagli, e nel saluto finale, pure non assicurando che avrebbe receduto dalla sua decisione, si è comunque impegnato ad un momento di riflessione.
Frattanto la Congrega sembra intenzionata a costituire un Comitato che assuma iniziative finalizzate ad evitare non solo il trasferimento del Frate, ma anche di proseguire, come in passato, tutte le attività religiose e civili che sembrerebbero già messe in forse dall’attuale Comunità locale
Nei prossimi giorni sapremo come si evolverà la situazione. Nel frattempo, non possiamo, da osservatori attenti anche dei comportamenti, non rilevare l’assenza non solo dei frati della comunità francescana locale, ma anche delle pubbliche autorità cittadine che, a nostro avviso, in questo frangente, anche in considerazione del valore delle attività fatte da Frate Gigino pure in favore della città, che hanno reso Cava nota a livello nazionale, avrebbero dovuto mettere da parte passati screzi e testimoniare la loro vicinanza al Frate.