Al rinnovo del Consiglio comunale mancano ormai soltanto pochi mesi. Giusto il tempo per abbozzare una proposta politica alternativa, la più dignitosa possibile.
Lo scenario politico attuale visto nella prospettiva della prossima competizione elettorale è abbastanza delineato, per lo meno a grandi linee.
C’è però una solo certezza, o quasi. E’ quella che vede tra i candidati il sindaco uscente Vincenzo Servalli, il quale è, allo stato, l’uomo da battere, non fosse altro perché un candidato alternativo ancora non c’è. Il quasi, aggiunta alla certezza di vederlo candidato a sindaco, è solo una precauzione che affonda nelle voci dei presunti cattivi rapporti con il governatore De Luca. Sarà pure così, ma che il Pd scarichi un sindaco uscente è un’ipotesi del tutto irreale, a meno che non ci siano nel frattempo terremoti politici catastrofici. Al contrario, di solito un sindaco uscente è una risorsa elettorale preziosa da sfruttare anche per livelli diversi e superiori a quello comunale.
Dato per scontato la presenza di Servalli con la maggioranza uscente, quali saranno i possibili contendenti alla poltrona di primo cittadino?
La galassia dei movimenti, associazioni e partiti a sinistra del Pd da un po’ di tempo si è dato un coordinamento e sta portando avanti un lavoro politico all’apparenza abbastanza unitario. Resta ancora da vedere se resterà compatta questa galassia quando ci sarà da scegliere un candidato sindaco.
In ogni caso, anche se unita, al momento non sembra che la «sinistra sinistra» possa in termini elettorali impensierire più di tanto Servalli. Potrà sottrargli consensi al primo turno, ma oltre non pensiamo possa andare. Al momento, per quel che si è capito, un candidato a sindaco in quest’area si è fatto avanti, e risponde al nome del consigliere comunale Antonio Palumbo, espressione del sindaco partenopeo Luigi De Magistris. La situazione resta però fluida e di sicuro qualche altro esponente potrebbe avanzare la propria candidatura, prima fra tutti l’ex assessore Enrico Bastolla.
I Cinque Stelle restano un mistero. Sono la componente politica che in città ha avuto consensi stratosferici sia alle politiche che alle europee. Se questi voti potessero essere trasferiti meccanicamente alle comunali, per Servalli sarebbero guai seri. Così però non è. I pentastellati non si vedono, sono assenti e, per quanto magmatici e carsici possano essere, è difficile immaginare che saranno poi capaci di far emergere una proposta politica e una classe dirigente tale da impensierire Servalli. Oddio, di questi tempi non è che in politica si possa essere sicuri di qualcosa, figuriamoci con i pentastellati locali. Le sorprese, insomma, possono essere comunque dietro l’angolo.
Senza contare poi quali effetti in sede locale potrebbe avere l’eventuale nascita di un governo giallorosso e quindi di una alleanza a livello romano tra Cinque Stelle e Pd.
Resta il centrodestra o quanto meno quello che si colloca a destra dell’attuale maggioranza che governa la città. I rapporti di forza all’interno di questo schieramento sono cambiati anche in città alle ultime europee. La Lega è diventata una realtà di prima grandezza a dispetto di Forza Italia, mentre si conferma la forza di Fratelli d’Italia. Sulla carta è lo schieramento che potrebbe avere uomini e voti per mettere in seria discussione la rielezione a sindaco di Servalli.
Potrebbe, ma nei fatti il centrodestra sconta un colpevole, immotivato e pregiudizievole ritardo. Non ha avviato una discussione seria per arrivare alla scelta di un candidato unitario a sindaco, figurarsi se si parla di liste, di contenuti, di programmi.
Il centrodestra, insomma, non è all’anno zero, ma quasi.
A dirla tutta, da tempo sul tappeto ci sono due aspiranti candidati a sindaco.
Uno è Giovanni Baldi, vecchia conoscenza della politica cittadina, per anni amministratore comunale prima con la Dc, nell’ultimo decennio del secolo scorso, poi presidente del Consiglio comunale con l’UDC ai tempi di Messina, quindi assessore provinciale e poi consigliere regionale con il PDL. Dove si collochi attualmente Baldi non si sa. O meglio, si colloca di sicuro nel centrodestra ma ancora non si sa in quale formazione anche se sembrerebbe più prossimo a Forza Italia. Di sicuro è un politico di esperienza, è persona conosciutissima e stimata oltre che voluta bene per la sua umanità e disponibilità, e con ancora un’eccellente presa sull’elettorato metelliano.
L’altro candidato è Marcello Murolo, assessore comunale con il sindaco Galdi, poi portavoce del gruppo civico e consiliare Responsabili per Cava, ora portavoce del movimento civico “Siamo Cavesi” e, per quel che si sa, sostenuto dalla Lega alla quale è vicino anche se non ne è ufficialmente un militante. Professionista stimato, apprezzato per la sua sobrietà e spessore etico, anche se non molto conosciuto dall’elettorato più minuto, ma di questi tempi ciò potrebbe rappresentare anche un vantaggio, in altri termini, una novità.
In conclusione, due ottimi candidati, senza per questo nasconderci che insieme alle qualità le loro candidature presentano ovviamente anche delle criticità, dei punti deboli, com’è normale che sia. Il vero e più consistente problema di fondo, però, è che il centrodestra, da quando al tavolo di coordinamento emersero queste due candidature, vale a dire agli inizi di quest’anno, ha praticamente congelato ogni discussione. E’ come se ci fosse stato, e la situazione non è ancora mutata, il rifiuto o l’incapacità di scegliere tra i due e rimandare alle calende greche l’individuazione del candidato sindaco e la definizione di quanto occorre per presentarsi agli elettori cavesi.
Per farla breve, un po’ per tatticismo, un po’ per convenienza, un po’ per mancanza di coraggio e di idee, si preferisce che sia il tempo a dare la soluzione. Il rischio, così facendo, è che il centrodestra potrebbe ritrovarsi diviso in almeno due tronconi alle prossime comunali, ma peggio ancora senza aver elaborato un progetto di città, definito un programma, individuato criteri di selezione del personale politico e stabilito modalità e regole condivise nella gestione del governo precisando gli equilibri fra i vari protagonisti (sindaco, assessori, consiglieri, partiti).
E’ scontato che la questione sui contenuti e la qualità della proposta politica da sottoporre all’attenzione degli elettori cavesi riguarda tutte le forze politiche e tutti gli schieramenti. E, per alcuni aspetti, persino anche l’attuale maggioranza.
In altre parole, tenendo presente alcune linee guida, come il pragmatismo, la necessità del buon governo e della buona politica, non può non essere avviata una riflessione da dove si deve partire per costruire una proposta politica, soprattutto se alternativa all’attuale governo municipale. Anzi, il tempo a disposizione è limitato, pure troppo.
Per farla breve, serve sforzarsi innanzi tutto ed in fretta nel dare una risposta convincente ad una domanda fondamentale: una nuova e valida proposta politica come la si può connotare?
E poi la scelta degli uomini. Quali i requisiti ideali per essere candidato a sindaco? E come arrivare, soprattutto in una coalizione di partiti e movimenti, alla scelta di un candidato sindaco?
E per i candidati a consigliere comunale? C’è qualche controindicazione, in altre parole qualche ragione ostativa all’ingresso in lista di un candidato?
E ancora: partiti, movimenti civici, associazioni politiche: come si mettono insieme in un progetto politico? Formando una lista unitaria o più liste, distinte tra partiti e civici?
E poi, viste le esperienze del passato, avere il coraggio di dare una risposta ad un’altra domanda per nulla oziosa, ovvero se la formazione di più liste in competizione dovrebbero portare più partecipazione e voti o solo confusione, polverizzazione e soprattutto abbassamento del livello qualitativo del personale politico?
E la Giunta, quali dovrebbero essere i criteri di selezione degli assessori e quali i requisiti che devono possedere? E ancora, i componenti della Giunta vanno indicati prima delle elezioni?
C’è poi un altro aspetto che spesso non viene affrontato: il buon governo quasi sempre viene messo in discussione dalla mancanza di chiarezza nella definizione dei ruoli, dei poteri e dei rapporti che devono intercorrere tra sindaco, assessori e consiglieri. Insomma, gli equilibri sono molto difficili da raggiungere e tenere in modo ragionevolmente stabile tra le varie componenti della maggioranza. Da qui una domanda cui rispondere: qual è il modo migliore per ovviare a questa oggettiva difficoltà?
E poi ci sono il programma, il progetto di città, le priorità, che vanno redatti e definiti con un linguaggio di verità e non con vacue promesse.
In conclusione, ci sarebbe molto da riflettere e discutere, ma ciò sembra al momento essere un lusso.
Per questo, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di assolvere in qualche modo a questo ruolo di stimolo e sollecitazione, quanto meno di avviare con delle interviste mirate, la prima delle quali sarà pubblicata la prossima settimana, una riflessione politica sul governo e sul futuro della città nella speranza di accendere una discussione, un dibattito che, ci auguriamo, veda partecipi nelle sedi deputate quelli che sono e/o saranno i protagonisti della prossima competizione elettorale.
31.08.2019 – By Nino Maiorino – Analisi completa e condivisibile. Ma c’è una incognita: Armando Lamberti.