Cava, Alfonso Senatore… la transumanza e il relativismo in politica
La transumanza è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ di questi giorni, infatti, la notizia che questa antica pratica della pastorizia, presente anche nel nostro Paese, consistente nella migrazione stagionale del bestiame, ha avuto un riconoscimento così significativo. Parliamo ovviamente della migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano dalla pianura alla montagna, e non di altro.
Non ha, infatti, la stessa dignità, anzi non ne ha affatto, quella che viene chiamata in modo dispregiativo transumanza politica, ovvero la pratica, sempre diffusa nel Belpaese ma ancor più in questi ultimi decenni con la fine dei partiti che dominarono la prima repubblica, di passare da una formazione politica all’altra con estrema disinvoltura, i francesi direbbero con nonchalance, se non addirittura da uno schieramento all’altro diametralmente opposto, più precisamente dalla minoranza alla maggioranza con la stessa facilità con cui si respira.
E da inveterato uomo di destra, amante dell’ordine, l’avvocato Alfonso Senatore, di cui ieri abbiamo pubblicato un’intervista sui temi della politica cittadina in vista delle prossime comunali, non ha dubbi. Fra le tante convinzioni esternate, con una moderazione inusitata e per certi versi incredibile, è molto chiara e stimolante quella che riguarda la necessità di mettere al bando i transumanti della politica cittadina, quelli che definisce voltagabbana.
Non ha tutti i torti il nostro, il quale, tra l’altro, è il sostenitore, e non poteva essere diversamente, di una leadership forte, la teoria dell’uomo solo al comando, mitigata dal confronto interno alla maggioranza, visto come sale della democrazia. In questa ottica, si può di sicuro condividere anche se bisogna mettersi d’accordo sulla quantità di sale necessario al confronto, per evitare che sia troppo poco, anzi tanto poco da far diventare del tutto sciapa la democrazia.
Torniamo alla transumanza, che ci stimola ad una riflessione più approfondita sulla qualità e l’essenza della politica dei nostri giorni. E’ vero, la transumanza politica è qualcosa di veramente sconveniente ed eticamente riprovevole, tuttavia bisogna dire che è sempre meglio cambiare casacca, almeno metterci la faccia, piuttosto che stare acquattati per un’intera consiliatura, mistificando, mentendo, nascondendosi dietro silenzi e sotterfugi, arzigogolando con ipocrita speciosità, tramando e trattando nell’attesa di infilarsi al momento opportuno nello schieramento giusto per ritrovarsi nuovamente, e dalla parte vincente, di nuovo in Consiglio comunale. Nel panorama politico cittadino, di questi transumanti più furbetti di altri ce ne sono sempre stati e anche adesso in Consiglio comunale se ne contano almeno un paio.
Detto questo, meglio rassegnarsi e fare i conti con la realtà: la transumanza è ormai una componente stabile dell’attuale stagione della politica. La favorisce lo stesso sistema, privo di veri partiti e di culture ideologiche di riferimento, quanto il calo di tensione morale nell’opinione pubblica così come la fine della distinzione tra destra e sinistra (ma è davvero finita?).
La verità è che il nostro è il tempo del relativismo, perché proprio la politica ne dovrebbe essere immune? La nostra è la stagione della liquidità, perché pretendere che solo la politica dovrebbe essere solida?
Insomma, bisogna rassegnarsi a preparare il presepe con i pastori che ognuno si ritrova. D’altro canto, chi non ha scheletri negli armadi? Allora, anche in politica, meglio dare ascolto a chi ha più saggezza di noi: Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?
In conclusione, tolti i mafiosi, i ladri e gli imbroglioni, nella politica di oggi va bene chiunque, hanno tutti diritto di cittadinanza. E i transumanti, con cristiana generosità, li nobilitiamo facendoli rientrare di diritto nella citazione di James Russell Lowell: «Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione».
Più relativismo di così…