A giudicare dai social e dalla stampa a Cava de’ Tirreni è l’ora che ciascuno si procuri dei giubbotti antiproiettili. Meglio tutelarsi, la piccola Svizzera è diventata una valle pericolosa, violenta, insicura. Leggo di gente che si barrica in casa per paura di trovarla svaligiata al rientro, di ronde di cittadini che presidiano i villaggi delle frazioni e di furti che nessuno riesce ad arginare.
Avrei voluto ragionarne sulla base dei dati oggettivi, ma non sono riuscito a procurarmene di recenti ed ufficiali. Di ufficiosi sì, ne ho avuti. Nel primo semestre 2019 a Cava i reati in genere sono diminuiti del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ed i furti del 20%. Sono però aumentati i furti negli appartamenti, non so in quale percentuale. Questa è la realtà effettuale, distante da quella percepita. Ma è quest’ultima che sta nella testa della gente e che ne orienta i comportamenti. Anche quelli politico-elettorali.
Più ci si avvicina alle elezioni comunali, ormai alle porte, più si ha netta l’impressione che sia attiva a Cava una regia politica dell’informazione, tanto astuta quanto efficace.
È il gioco dell’agenda setting: io mi posiziono in uno spazio politico che so ancora libero e lo occupo; poi con l’aiuto di operatori dell’informazione amici faccio in modo che i media pubblichino sistematicamente, ed in modo più o meno enfatico, notizie coerenti col mio posizionamento. Un po’ alla volta, goccia dopo goccia, quel tema diventerà la preoccupazione principale della gente. Se sarò riuscito nell’intento, quando gli elettori andranno nelle urne, mi sarà facile raccogliere il seminato. Solo per chiarire il concetto, fu la tecnica comunicazionale vincente di Hitler. Lui si posizionò sull’antisemitismo, i media pubblicarono con sistematica determinazione ogni giorno notizie sulle malefatte degli Ebrei e, alla fine il Führer ne raccolse i frutti.
Quando ho insegnato a Scienze della Comunicazione a Fisciano era ancora in corso la Guerra dei Balcani. Proposi agli studenti un seminario su quell’evento e suggerii vari testi freschi di stampa sul ruolo dei media nella distruzione della Jugoslavia. Ricordo in particolare un piccolo saggio di Nenad Pejic, direttore della Tv indipendente di Sarajevo, pubblicato da Problemi dell’Informazione, il periodico de Il Mulino. Il titolo era “Jugoslavia: se vuoi la guerra manipola i media”. Appunto!
Attenti dunque a non cadere nella trama di chi si è posizionato per tempo, qui a Cava, sui temi securitari e, grazie ai propri rapporti con giornalisti o con social influencer, quotidianamente semina notizie di efferati reati consumati in città.
Con questo non voglio dire che Cava de’ Tirreni sia un’oasi di serenità, dove non ci sono ladri, o spacciatori, o violente bande di bulletti. Lo abbiamo visto, i dati ufficiosi ci dicono che i furti negli appartamenti sono in aumento. Problemi di natura securitaria ci sono e vanno affrontati con fermezza, ma anche con consapevolezza della realtà.
Intanto, la città appare insoddisfatta dell’operato dell’Amministrazione. Forse a quest’ultima servono messaggi più netti, non basta ricordare che l’ordine pubblico non è una competenza del Comune. Né basta rifiutare le soluzioni caserecce che vengono suggerite, come l’organizzazione delle ronde. Occorre dare risposte forti alle domande ed alle paure dei cittadini. Certo, la sicurezza non è una competenza diretta, ma la guida amministrativa della città può e deve fare la sua parte a fianco delle forze dell’ordine. Tra l’altro le norme riconoscono ai sindaci una funzione di facilitatori del raccordo tra le forze dell’ordine.
In tutto ciò, detto con franchezza, credo sia stato un errore da parte della maggioranza bocciare in Consiglio Comunale la proposta di istituire una commissione ad hoc con lo scopo di seguire la problematica e di facilitare il necessario coordinamento interforze nella valle metelliana. È venuta dalla consigliera di FdI Clelia Ferrara, che forse, come spesso accade in politica, avrà presentato la sua mozione con toni polemici, come atto di sfida all’Amministrazione, determinandone così la chiusura a riccio. Ma una commissione del genere potrebbe essere utile alla città. Ed anche all’Amministrazione.