All’ex Mercato coperto c’è il CAD – Centro Artigianato Digitale, ma cos’è?
L’idea di fondo: creare un nuovo modo di fare artigianato. Progetto interessante, ma con problemi nello smaltimento di odori e fumi nocivi
Quando Marco Galdi, allora Sindaco della città, si pose il problema di un diverso utilizzo dell’ex mercato coperto di Via Crispi, ci fu chi storse il naso ricordando i tanti guai che quell’Amministrazione aveva combinato, pensando ai quali ogni ulteriore iniziativa veniva guardata con sospetto, nella convinzione che non avrebbe sortito nulla di positivo.
Ciononostante l’iniziativa non poteva non essere presa in considerazione, perché avere al centro della città, quasi di fronte alla Casa comunale, uno spazio così degradato non era degno di questa città che, nonostante le tante carenze, non rinuncia al decoro, almeno delle zone centrali; quelle periferiche, salvo qualche eccezione, sembrano appartenere ad altra città, visto che vengono trattate come figliastre, peggio delle cenerentole, ma questo è un altro discorso.
Il locale, dopo il trasferimento del mercato, era rimasto pressoché immutato nel suo poco piacevole aspetto e l’utilizzo degli spazi da parte di Associazioni, Circoli ricreativi, e attività similari, non aveva contribuito ad una pur minima riqualificazione. E’ pacifico che queste organizzazioni non navigano nell’oro e per esse già acquistare qualche tavolo e qualche sedia per i frequentatori costituisce un problema a volte irrisolvibile; perciò più che rattoppare una porta, imbiancare un pezzo di parete, cambiare qualche vetro e spazzare dinanzi all’ingresso non si poteva; così la struttura era diventata, giorno dopo giorno più degradata: oramai serviva solo come passaggio pedonale tra Via Francesco Crispi e Via Rosario Senatore (lo è ancora tuttora) e per l’intrattenimento dei vecchietti che giocavano a carte d’estate sotto il porticato, d’inverno all’interno degli angusti locali.
Il problema era uno solo: cosa farne? E risolvere tale quesito era di prioritaria importanza in quanto è rimasta nella storia della città la poco lungimirante programmazione che ha caratterizzato quel quinquennio amministrativo; valga per tutte la vicenda dell’acquisto del suolo dell’ex Cofima, del quale ancora oggi non si sa bene cosa il sindaco Galdi volesse fare.
Si ipotizzò di utilizzare l’ex mercato coperto come “incubatore di imprese”, cioè uno spazio per accogliere le iniziative imprenditoriali locali, di piccole e medie dimensioni, in fase di start-up, e supportarle nello sviluppo, concentrando in un’unica sede tutti i servizi, tra i quali anche consulenza specialistica da parte di consulenti tecnici, scientifici e finanziari.
Successivamente si pensò di concentrare in quell’area alcune attività artigianali delle quali la città è ricca ed è giustamente fiera, e i risultati di questa intuizione, sebbene giunti in ritardo, sono evidenti.
Pertanto, diversamente da quanto inizialmente ipotizzato, l’attuale Amministrazione ha inteso dare al sito una finalità meno commerciale e più promozionale e tecnica: gli esigui spazi dei singoli stand non consentono di ospitare veri negozi di artigiani, sono piuttosto delle vetrine; e il limitato numero degli stessi, solo dodici, ha posto anche il problema di una eventuale rotazione tra tutti gli artigiani interessati.
Pertanto, nell’ottica prefissata, si è pensato di andare oltre e dare agli artigiani la possibilità di conoscere nuove tecniche di lavorazione che li pongano al passo con i tempi, avviandoli verso forme di produzione meno manuali e più tecnologiche. Il tradizionale ceramista immagina l’oggetto che intende creare, lo disegna, poi prende la creta, la lavora sagomandola, poi rifinisce l’oggetto ottenuto, lo cuoce, poi lo decora e lo rimette al forno.
Ma è proprio questo il futuro di un artigianato evoluto? Non è piuttosto quello di avvalersi di moderni sistemi che lo portino verso lavori meno manuali ma più innovativi tecnologicamente?
Nel settore automobilistico si è passati, in un secolo, dalla costruzione manuale a quella totalmente automatizzata; un tempo si costruiva l’autovettura pezzo per pezzo a mano, poi si univano sempre a mano i vari pezzi, e così si otteneva l’auto completa; oggi, invece, ogni pezzo viene prodotto dai robot, e anche l’assemblaggio dei vari pezzi viene fatto dai robot.
Perché, allora, non orientare anche l’artigianato verso una automatizzazione che riduca la fatica manuale e consenta di ottenere pezzi, anche unici, ma fatti in serie, oppure moduli unici ma in grado di unirsi in maniera automatica ad altrettanti moduli unici, con una sequenza di operazioni guidate da computer o da robot?
Questa è l’idea di fondo: creare un nuovo modo di fare artigianato.
Ed è così che è nato il “C.A.D. – Centro di Artigianato Digitale”, allocato nello spazio ristrutturato dell’ex mercato coperto, inaugurato il 3 dicembre scorso con grande partecipazione di autorità, tra le quali il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, e di pubblico.
Ovviamente il Comune ha pensato, e bene ha fatto, di non gestire direttamente il complesso, ed ha avviato una operazione simile a quella della Mediateca Marte; ristrutturare i locali e darli in gestione a una organizzazione privata con competenze specifiche di utilizzo di nuove tecnologie, e con un regolare bando la scelta è caduta sulla Medaarch srl, una società privata che ha già maturato analoghe esperienze in altri comuni italiani e in vari settori, specializzata in tecnologie di fabbricazione digitale per la produzione di qualsiasi oggetto o strumento; essa deve orientare gli artigiani all’utilizzo di tecniche diverse da quelle manuali che consentano di diversificare la produzione e ridurre i costi; e per raggiungere questi risultati organizza corsi di formazione, gratuiti e a pagamento, e non solo per gli artigiani che hanno fittato i locali all’interno del C.A.D. e fornisce consulenza anche per accedere ai fondi della Comunità Europea
Da informazioni assunte, sembra che la Medaarch corrisponda al Comune un canone di locazione annuale di base di 5.mila euro, suscettibile di incremento se alla fine dell’anno le attività svolte hanno superato una soglia minima contrattuale. Gli artigiani che hanno avuto in assegnazione i mini-locali pagano un canone di 7.300,00 euro l’anno sia per l’utilizzo degli stessi, sia anche per la formazione che la Medaarch fa; ma hanno due agevolazioni che riducono notevolmente il loro impegno economico: la Banca Sella è intervenuta con un contributo pro-capite di 500,00 euro; la Camera di Commercio di Salerno concede loro un contributo minimo di 7500,00 euro per tutte le attività di formazione e sviluppo, limitando al 50 per cento l’onere economico della partecipazione al C.A.D. .
Quindi ci troviamo di fronte a un progetto interessante che potrebbe portare a benefici non indifferenti al settore artigianale.
Ma, nonostante la validità del progetto e le sue notevoli ambizioni, si ha l’impressione che esso non sia ancora noto al pubblico e nemmeno agli operatori del settore, alcuni dei quali sembrano di essere a stento a conoscenza della inaugurazione della struttura, le finalità della quale ci sono state in parte chiarite in una delle tante riunioni informative che la Medaarch srl sta tenendo, arricchite da ulteriori dettagli ricevuti da uno dei responsabili della società. Ciononostante c’è una notevole carenza informativa e comunicativa pubblica, che un progetto tanto ambizioso non dovrebbe permettersi.
Qualche riferimento alle finalità sono contenuti nella elegante ma estremamente sintetica brochure, nella quale, fra l’altro è indicata “la finalità di costruire un futuro diverso dando una nuova forma alle pratiche tradizionali, con l’utilizzo di tecnologie del processo produttivo manifatturiero, legata alla forte tradizione artigiana che da sempre caratterizza questa città”.
Torneremo sull’argomento e sui futuri sviluppi, ma frattanto, sembra che nel Centro già stia sorgendo qualche problema, nonostante la limitata frequenza dello stesso; il primo deriva da cattivi odori che si avvertono all’interno della struttura e nell’immediato circondario, derivante probabilmente dal non corretto smaltimento di odori e fumi per malfunzionamento dell’impianto di depurazione: infatti, si avvertono chiaramente odori di lavorazioni e di vernici. E questo è un aspetto assai negativo, trattandosi di sostanze molto probabilmente nocive per la salute, da qui l’esigenza di un impianto di depurazione adeguato, soprattutto perché si tratta di una struttura di proprietà del Comune e quindi pubblica.
Un altro problema potrebbe emergere nel periodo caldo in quanto sembra che nella progettazione del complesso non ci si preoccupò di prevedere anche un impianto di condizionamento, il che potrebbe determinare seri problemi nei mesi estivi in quanto la struttura è completamente chiusa da vetrate e persino il tetto è di vetro; se così fosse il centro diventerebbe impraticabile.
L’ultimo problema è legato al fatto che il Centro continua ad essere un passaggio pedonale tra le due strade, per questo motivo il corridoio centrale è aperto notte e giorno; il che durante il giorno costituisce un fatto positivo, ma nelle ore notturne è negativo e andrebbe impedito con la chiusura serale dello stesso per evitare che, durante la notte, qualche malintenzionato possa causare danni, com’è già accaduto in tante altre strutture pubbliche, fra le quali la villa comunale che è proprio di fronte e che nelle ore notturne rimane aperta.