Acqua pubblica, il riordino del servizio idrico integrato nasce nella più totale confusione
Alla data odierna non risulta ancora pubblicato il testo della nuova legge regionale che regola il servizio idrico integrato in Campania, approvata in data 16 novembre scorso nella totale confusione e caos che regnava nell’aula del Consiglio, nella quale si sono aspramente scontrati i parlamentari regionali pro e contro, e nella quale anche i comitati spontanei, sorti per ostacolare la privatizzazione della gestione, hanno fatto sentire la loro voce.
In un prossimo futuro, si prevedono scintille tra il Governatore De Luca e i Comitati che contrastano la privatizzazione “strisciante” delle aziende che gestiscono le risorse idriche e che sono da tempo sul piede di guerra per far sentire le loro ragioni e chiedere la piena applicazione della volontà referendaria espressa a giugno 2011; in quel referendum oltre il 95 per cento della popolazione si espresse per la totale pubblicizzazione.
“Chi gestisce l’acqua, gestisce la vita, ridiamo l’acqua ai territori” tuonano i Comitati, i quali accusano: “Questa legge ha ignorato persino le proposte dai consiglieri del PD e limita il potere decisionale dei Sindaci e delle comunità locali”. E rincarano: “La nuova legge, il cui testo definitivo non è stato ancora visto, concentra la gestione delle risorse idriche nelle mani di un unico ente campano che diventerà un nuovo grande carrozzone, come è già capitato con GORI, noi non consentiremo che De Luca prosegua su questa strada continuando lo scempio già fatto in passato”.
E le prime avvisaglie della dura opposizione si sono già avute in piazza sabato 28 novembre allorquando circa 5mila manifestanti hanno bloccato il centro di Napoli sfilando da piazza Matteotti a Santa Lucia, con forti e vibrate proteste contro la legge e contro il Governatore De Luca reo non solo di aver tradito gli impegni presi durante la campagna elettorale dalla quale uscì vincitore, ma anche di aver voluto questa legge che sembra esattamente il contrario di quello che aveva promesso.
I Comitati per l’acqua pubblica erano sostenuti anche dalla presenza di Padre Alex Zanotelli, che da sempre collabora con essi e dalla presenza del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e di circa trenta Sindaci della Campania al seguito dei rispettivi gonfaloni.
Giunti a Santa Lucia, a gran voce i cittadini hanno chiesto, inutilmente, un confronto diretto con il Governatore, e i vari interventi hanno confermato la ferma opposizione alla nuova legge e la mancata pubblicazione del testo il cui testo sembra dimostrare chiaramente le difficoltà di scriverlo anche a causa della confusione nella quale è stato votato.
Ma già il disegno della stessa legge, approvato della Giunta regionale, il 2 settembre scorso, era tutt’altro che chiaro; alla nebulosità originaria sembrano ora aggiunte le nebulosità derivanti dalla asprezza delle contrapposizioni in aula talché, in definitiva, nessuno sa ancora cosa sia stato approvato.
Fra l’altro, secondo gli oppositori, la nuova legge sembra non discostarsi dal testo che l’ex Governatore Caldoro tentò di far approvare agli sgoccioli del suo mandato, ma che le proteste della piazza e dei comitati per l’acqua pubblica, lo indussero a soprassedere.
Con la nuova legge si è riaccesa, ora ad opera di De Luca, la diatriba sul criterio da seguire per la gestione delle risorse idriche; società totalmente pubbliche, in rispetto della volontà del referendum di giugno 2011 alle quali possono effettivamente partecipare i cittadini, o società pseudo-pubbliche (cioè con capitali dei Comuni fondatori ma gestite con criteri privatistici – vedi, ad esempio, GORI)?
In Campania, al momento, l’unico gestore veramente pubblico è ABC – Azienda Speciale Acqua Bene Comune di Napoli (ex ARIN) la quale, secondo gli oppositori dell’attuale nuova legge, rischia seriamente di venire privatizzata; in tutti gli altri Comuni campani (sono 520) la gestione delle risorse idriche è affidata quasi interamente a finte Società pubbliche (come la GORI alla quale sono stati costretti ad aderire 76 Comuni dell’ATO 3 – nocerino-sarnese-vesuviano) e si sperava, con l’elezione di De Luca, che potessero diventare Aziende pubbliche, cosa che la nuova legge sembra escludere.
Ovviamente, il tutto potrà essere approfondito solo dopo la pubblicazione del testo della nuova legge, ma, nel frattempo, una nuova guerra è iniziata e il futuro si presenta totalmente incerto per i Comitati e per coloro che, in questa guerra, sono le vere vittime, vale a dire i cittadini costretti a districarsi tra leggi e regolamenti, nazionali e regionali, sempre più ingarbugliati, ed a contrastare tariffe i ricalcoli sempre più onerosi, ed a barcamenarsi tra bollette, ingiunzioni, interpretazioni, opposizioni e salassi economici che, specialmente nei Comuni sottoposti a GORI (tra i quali Nocera Inferiore e tutti quelli dell’agro nocerino, sarnese e vesuviano) diventano sempre più pesanti. (foto Angelo Tortorella)