A Salvini serve tempo… invece al premier Conte un sussulto di dignità politica
Sono contrastanti i sentimenti che abbiamo provato ieri nell’ascoltare il premier Conte, quando ha commentato stizzito l’incontro di Salvini al Viminale con le parti sociali.
Vanno dalla sorpresa all’insofferenza. Dall’irritazione al compatimento.
Conte ha parlato “di scorrettezza istituzionale”, ricordato che “la manovra economica si fa a Palazzo Chigi”, e che a farla sono il “ministro dell’Economia e tutti gli altri ministri interessati. E i tempi li decide il presidente del Consiglio sentiti gli altri ministri, in primis il ministro dell’Economia. I tempi non li decidono altri”.
Ha le sue ragioni.
Il ministro Salvini si muove con l’eleganza di un elefante in una cristalleria. Non perde occasione per rimarcare il suo ruolo di azionista di maggioranza del governo presieduto da Conte. Fa quello che vuole. Se lo può permettere. E’ in una posizione di forza. E’ il padrone del vapore. Poi, che faccia bene o male, è da un punto di visto politico assai relativo.
Al leader della Lega e ministro Salvini interessano i riflessi elettorali. Più che a governare, il suo obiettivo è di crescere elettoralmente, consolidare la sua base di consensi, svuotare di voti gli altri partiti di centrodestra, Forza Italia in particolare, ma soprattutto il Movimento Cinque Stelle.
E guadagnare tempo, nel senso che deve cercare di restare in questa posizione di vantaggio istituzionale-politico-elettorale quanto più possibile. Aspettare, cioè, tempi migliori, o meglio che si verifichino in futuro situazioni più favorevoli alla sua politica. Quali? Crescita negli altri paesi europei delle forze sovraniste, se non addirittura cambi di governo e l’uscita di scena di leader come Merkel o Macron a vantaggio di altri meno autorevoli o ostili. E in Italia attendere il tracollo definitivo di Forza Italia e la conclusione della parabola discendente di Berlusconi, magari anche con l’aiuto della spinta del cambiamento portata avanti da Toti. E, non ultimo, la fine del settennato di Mattarella con l’elezione di un presidente della Repubblica di centrodestra vicino alla Lega. Un’occasione assai ghiotta per influenzare la composizione e in prospettiva gli orientamenti della Corte Costituzionale e prima ancora del Consiglio Superiore della Magistratura.
Insomma, Salvini ha bisogno di tempo. Per questo sopporta i pentastellati. Lesto come un gatto scansa le loro ricorrenti invettive, la loro irrequietezza, le loro scelte a volte strampalate e contraddittorie, le loro fisime.
Forse, però, in un simile scenario, il premier Conte dovrebbe avere un sussulto di dignità politica. Più che lagnarsi delle scorrettezze istituzionali di Salvini dovrebbe trarre le conseguenze e rassegnare le dimissioni. Diversamente farebbe meglio a tacere e a far finta di niente. All’irritazione meglio sostituire il silenzio. Non è che ne guadagnerebbe molto in dignità politica e istituzionale, quantomeno, però, eviterebbe di essere preso a sberleffi. E non solo dai leghisti.