Nel 2014 Pil cala dello 0,4%, mentre sale la pressione fiscale
Dati Istat: consumi fermi e investimenti in calo. Nel 2014 il debito italiano è salito dal 128,5% del 2013 al 132,1% del Pil. La pressione fiscale ha raggiunto il 43,5% del Pil, in aumento rispetto al 2013 (43,4%).
Nel 2014 il Pil è diminuito dello 0,4% sotto i livelli del 2000. Dal lato della domanda interna nel 2014 si registra, in termini di volume, una variazione nulla dei consumi finali nazionali e un calo del 3,3% degli investimenti fissi lordi.
Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 2,7% e le importazioni dell’1,8%. La domanda interna ha contribuito negativamente alla crescita del Pil per 0,6 punti percentuali (-0,8 al lordo della variazione delle scorte) mentre la domanda estera netta ha fornito un apporto positivo (0,3 punti).
A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato cali in volume nell’gricoltura, silvicoltura e pesca (-2,2%), nell’industria in senso stretto (-1,1%) e nelle costruzioni (-3,8%); nell’insieme delle attività dei servizi vi è stato un lievissimo incremento (0,1%).
Il rapporto deficit/Pil è aumentato al -3% dal -2,9% del 2013. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato positivo e pari a 25.942 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil dell’1,6% (nel 2013 era stata pari al 1,9%). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle Amministrazioni pubbliche) è stato positivo e pari a 2.718 milioni di euro, a fronte dei 1.204 milioni del 2013.
Tale miglioramento è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 6,9 miliardi di euro e di una crescita delle uscite correnti di circa 5,4 miliardi.
Nel 2014 il debito italiano è salito dal 128,5% del 2013 al 132,1% del Pil, il massimo dal 1995, da quando cioè sono state ricostruite le serie storiche.
La pressione fiscale ha raggiunto il 43,5% del Pil, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al 2013 (43,4%). Lo rende noto l’Istat. Nel 2012 si era toccato lo stesso livello del 43,5%. (fonte Istat – Confcommercio – foto Angelo Tortorella)