Si è inaugurato lo scorso ottobre l’“Archivio documentale sugli albori della canzone napoletana” e l’installazione multimediale “La Grotta di Virgilio” nella Sala Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli, a Palazzo Reale. Certamente è una storia particolarmente complessa quella delle origini della canzone napoletana, avvolta il più delle volte in miti di fondazione suggestivi quanto infondati, in fascinose leggende prive però di ogni base documentaria.
A porre ordine in questa intricata vicenda, interviene ora l’Archivio documentale sugli albori della canzone napoletana, un ambizioso progetto promosso dalla Biblioteca Nazionale di Napoli e finanziato dalla Regione Campania all’interno degli interventi previsti per il POC 2014-2020.
Realizzato dall’associazione culturale Altrosud con la consulenza scientifica di Raffaele Di Mauro, l’Archivio è stato costruito sulla base di una capillare raccolta di fonti cartacee, dai cosiddetti fogli volanti ai numerosi testi a stampa, in una ricerca pluriennale che, a partire dalla ricchissima dotazione della Sezione Lucchesi Palli della stessa Biblioteca Nazionale di Napoli, si è poi estesa a numerose altre biblioteche nazionali e internazionali, dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia alla Marciana di Venezia fino alla British Library di Londra e alla Bibliothèque Nationale de France a Parigi.
Ingente la messe documentaria raccolta con oltre un migliaio di brani censiti per canto e pianoforte e circa trecento brani su fogli volanti attraverso i quali si sono ricostruiti i processi attraverso i quali nei decenni si andava definendo un repertorio destinato a consacrare la fama di Napoli come la “città cantante” per antonomasia. Per l’analisi di alcuni brani, oltre alle fonti scritte, sono state prese in considerazione anche le successive fonti sonore, ovvero sia le versioni apparse su 78 giri a inizio ‘900, sia quelle registrate “sul campo”, durante le varie ricerche etnomusicologiche, attingendo ai numerosi fondi dell’Archivio Sonoro Musiche di Tradizione Orale della Campania. In questo modo si sono potute ricostruire le lontane origini di un repertorio lungo un periodo storico che, suddiviso in tre fasi, si pone agli albori di questo nuovo genere musicale.
La prima fase (1824-1839) parte dalla prima edizione dei Passatempi musicali di Guillaume Cottrau, una raccolta di brani vocali destinati a costituire una sorta di colonna sonora dei salotti del tempo, e si estende alla vivace produzione di “fogli volanti” destinati ai “lazzaroni” del Molo dove gravitava la vita musicale popolare della Napoli del primo Ottocento: una scena dominata da musici ambulanti, cantastorie o da altri tipi di cantori urbani come i viggianesi, così chiamati perché provenienti da Viggiano, o gli improvvisatori, tutti a diverso titolo straordinarie figure di mediazione tra colto e popolare.
La seconda fase (1840-1855) è contrassegnata dal successo inatteso quanto eccezionale di un brano Te voglio bene assaje, che è anche il caso più emblematico dello scambio reciproco tra colto e popolare: “improvvisata” probabilmente in un salotto borghese, la canzone si diffonde per le strade per via orale e attraverso fogli volanti per essere poi ripresa, trascritta e rielaborata da Cottrau e da altri e riportata così in quegli stessi salotti in cui era nato, come ampiamente documentato nelle fonti raccolte nell’Archivio. Lo straordinario successo del brano -si parla di 180.000 ‘copielle’ vendute- ha fatto come da detonatore all’esplosione sia della produzione dei fogli volanti che delle raccolte di canzoni per canto e pianoforte, con la comparsa sulla scena di nuovi autori, compositori, stampatori ed editori, da Francesco Florimo ai fratelli Ricci, da Nicola De Giosa a Luigi Biscardi, da Tramater a Fabbricatore, con le loro opere a stampa offerte in consultazione all’interno dell’Archivio.
La terza fase (1856-1879) è dominata dall’attività del figlio di Guillaume Cottrau, Teodoro, uomo “vulcanico” e dai molteplici interessi e di Luigi Chiurazzi, allo stesso modo personaggio dalla multiforme attività. Sul finire degli anni Settanta, in ogni caso, il mutamento in senso “industriale” della canzone napoletana era ormai in atto e si farà sempre più forte, grazie anche allo stesso Chiurazzi, il legame con riviste e giornali che inizieranno a farsi promotori di concorsi legati alle canzoni, anticipando un fenomeno che diverrà poi sempre più diffuso nei decenni successivi in relazione soprattutto a Piedigrotta. Si giungerà così a una canzone napoletana esclusivamente “d’autore” ma frutto in ogni caso di processi di lunga durata, puntigliosamente ricostruiti nell’Archivio e segnati della commistione tra musica “colta”, musica “popolare” di area urbana e la cosiddetta musica “d’uso” per il ballo.
L’Archivio documentale sarà ospitato all’interno della Sala Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli che, destinata alla musica, ospiterà anche l’installazione multimediale “La grotta di Virgilio”, realizzato da Kaos Produzioni, con l’intento di raccontare il nesso indissolubile che lega alcuni luoghi emblematici di Napoli con la musica: un segmento di straordinario fascino, affidato alla voce carismatica di Roberto De Simone, che ripercorre gli intrecci rituali tra sacro e profano che hanno caratterizzato un luogo simbolo della storia e della cultura popolare della città, a segnare anche la volontà degli enti promotori a proseguire lungo questa strada per una piena valorizzazione di una delle risorse culturali più significative di una città come Napoli.