scritto da Gildo De Stefano - 08 Settembre 2023 09:45

Roberto De Simone, 90 anni di arte

Il Maestro De Simone il mese scorso ha compiuto la venerabile età di 90 anni, quasi un secolo di creatività musicale per un uomo che è ha rappresentato il mio battesimo nelle interviste giornalistiche.

Erano gli anni in cui, assieme all’amico scomparso Giancarlo Siani, muovevano i primi passi nel giornalismo ed entrambi collaboravamo ad un settimanale la cui sede confinava con l’antica e prestigiosa Villa Pignatelli.

Il Maestro fu di una cortesia sublime nell’accogliere questo giovane estremamente timido che si avvicinava, con modi reverenziali, al più grande musicologo, compositore, drammaturgo e regista vivente.

Eppure nonostante l’accorato appello di Riccardo Muti a non far cadere nell’oblìo il peso e il valore di Roberto De Simone, la ferita forse non si è mai risanata tra Napoli e questa figura centrale della cultura musicale europea, insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordre des Arts et de Lettres della Repubblica francese, autore di quella ‘Gatta Cenerentola’ che nel 1976 ha cambiato la storia del teatro napoletano e che in qualunque altra città del mondo sarebbe diventata una produzione fissa, a ogni stagione, da mostrare ai turisti, come i grandi musical statunitensi.

De Simone è stato direttore artistico del teatro San Carlo, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella, portando ulteriore prestigio a entrambe le prestigiose istituzioni, ma questo non gli ha evitato un isolamento culturale nella propria città che non è esagerato definire vergognoso. Già agli esordi del Terzo Millennio, dall’esilio della sua casa di via Foria, sosteneva di essere costretto
a vivere in una sorta di trincea, nonché che Napoli era diventata la città del riciclo nel consumo di banalità e di demagogia. E nonostante l’avventura barricadera della rivoluzione arancione e del lungomare liberato egli tuonava che il genio oggi non è ammesso, perché troppo destabilizzante e arduo riconoscerlo.

Con tutta probabilità parlava di se stesso e come dargli torto? In quel periodo ripeteva il crudo invito eduardiano ai giovani napoletani, quel ‘fuitevenne’ amarissimo che tuttavia egli stesso è stato il primo a non seguire, causa la stoica fedeltà a non abbandonare mai una Napoli sebbene dal ‘core ‘ngrato’, verificando sulla propria sorte l’antico andante del ‘nemo propheta in patria’. Nonostante Napoli per i suoi 90 anni si è lanciata in un tripudio di celebrazioni, l’appello lanciato da Muti è stato come una bomba sulla città alle falde del Vesuvio, che ha palesato l’incapacità di
valorizzare e curare i propri tesori, i propri talenti.

È imperativo, quindi, trasmettere in futuro la lezione di De Simone e come tutelare già da adesso il suo ricchissimo patrimonio documentale: libri, cimeli, ricerche, documenti. L’auspicio è che l’ultimo incontro tra il Maestro ed il sindaco Manfredi sia foriero di buoni intenti realizzabili a breve e che si passi al più presto dall’impegno verbale del primo cittadino preso con il nipote Alessandro De Simone ad un’azione concreta per realizzare le straordinarie progettualità di Roberto De Simone e preservare il suo immenso patrimonio culturale.

Ce lo auguriamo tutti noi campani non foss’altro per ribadire che l’utopia è qualcosa da conquistare e coltivare in contrasto coi tempi barbari e incivili che ci tocca vivere e, soprattutto, confermare al Maestro la dignità che merita.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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