Renato Intignano, pittore napoletano naturalizzato cavese, è un artista i cui confini di popolarità superano largamente la regione Campania. La sua tecnica lo pone tra gli artisti di avanguardia più promettenti in Italia e con le sue esposizioni ha richiamato, negli anni, folle di intenditori a Cava de’ Tirreni, ricevendo numerosi e prestigiosi premi.
Lo abbiamo raggiunto nel suo atelier per ripercorrere, attraverso i suoi ricordi e le sue disquisizioni artistiche, il lungo percorso artistico costellato di successi che lo ha caratterizzato.
“Ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Napoli – comincia Intignano nel suo racconto – dai banchi di scuola, sono poi passato dall’altro lato come insegnante ed ho insegnato alla Scuola d’Arte di Salerno per circa trent’anni”. Ciò che ha sempre caratterizzato il suo essere artista, ci ha confidato, è il rapporto con la materia. “Amavo creare io stesso i colori miscelando le polveri con le sostanze liquide”. In tal modo, ci spiega mentre guardiamo affascinati lo studio le cui pareti sono ricoperte di tele di diverse dimensioni e dalle tecniche molteplici, il colore diveniva un tutt’uno con la tela resistendo indenne al passare del tempo.
Intignano ha attraversato con i suoi dipinti diverse fasi artistiche e culturali. “Il concetto di moderno consiste nello spazio e le sue relazioni. L’arte non è descrizione. Tanti credono questo e si applicano nei dipinti descrittivi di viso, paesaggi etc. cercando di avvicinarsi quanto più possibile alla realtà. Il concetto dell’arte non è questo. Il soggetto, in realtà, è soltanto l’indicazione, lo spunto iniziale per quello che potrà essere il lavoro”. Nel mentre diceva ciò Intignano ci ha mostrato due autoritratti dipinti in epoche diverse; il primo risale al 1956 quando l’artista era quindicenne e nella tela, ci ha spiegato, c’era l’utilizzo della tecnica descrittiva. Tecnica che poco dopo scomparirà nell’altro autoritratto, non più di tipo descrittivo, ma formale e strutturale.
“Io non faccio fotografia – ha ribadito con decisione il Maestro – non bado alle somiglianze con la realtà che renderebbero la mia pittura statica”. E’ il movimento ripetuto nel tempo e nello spazio del futurismo uno dei suoi primi ed importanti approcci artistici, visibili in più di una tela che ci ha mostrato nelle quali balza alla vista la deformazione delle figure dovuta alla velocità dei movimenti dei soggetti riprodotti.
Percorrendo lo stretto e lungo corridoio dell’atelier, ci siamo poi soffermati dinanzi ad altre tele che Intignano ci ha spiegato essere quadri astratti. La prima opera è nata per puro caso. ”Stavo preparando una mostra estemporanea – ci ha raccontato andando indietro sull’onda dei ricordi – il quadro si intitola “Positano di sera” con le prime luci che illuminano le case. Io stavo accingendomi a dipingere in maniera realistica, ma poi nel fare è venuto fuori questo altro stile”.
Ma Intignano ha attraversato anche il periodo della Pop Art, il movimento artistico nato in Inghilterra nei primi anni ’60 e poi diffusosi ovunque, trovando terra molto fertile negli Stati Uniti dove Andy Warhol ne è diventato emblema. “Ho abbinato questo momento consumistico e grafico con quello pittorico – esordisce nel mentre ci mostra una sua tela del periodo- cercando di estrarne una composizione”.
Nel proseguire lungo il percorso di vita e artistico del Maestro Intignano, durante la visita siamo stati colpiti da alcune tele di grandi dimensioni con decise e precise pennellate di colori intensi e sgargianti e gli abbiamo chiesto il motivo di tali misure extra. “Se potessi, io dipingerei tutta la parete – ci ha risposto – alle varie visite negli anni alle Biennali di Venezia ho sempre ammirato la particolare tecnica di dipingere direttamente sulla vasta superficie delle pareti senza pensare al quadro”.
E’ un artista poliedrico Intignano, che utilizza vari tipi di materia per dare vita alle sue opere. Abbiamo potuto ammirare questa sua vena in alcune tele che uniscono ai colori altri materiali, come sughero, sacchi di juta e persino vecchie tovaglie dismesse e tubetti di colore, conglomerandoli nel lavoro finito.
Prima di lasciare lo studio, affascinati da questo mondo di arte, colori ed estro geniale percepibili in ogni piccolo anfratto di spazio rimasto libero tra le tantissime tele sia dipinte che vergini in attesa di essere lavorate, abbiamo chiesto al Maestro a quale opera stesse attualmente lavorando. Ci ha mostrato un pezzo squadrato di legno levigato sul quale andrà ad applicare strati di sughero modellati che verranno poi ricoperti di molteplici colori.
Difficile dire cosa ci è piaciuto di più. Tra tanti colori puri e materiali siamo rimasti affascinati da cosa l’estro artistico di Renato Intignano sia stato capace di creare. Una contaminazione di stili che ha contaminato tutta la sua vita.