scritto da Redazione Ulisseonline - 09 Agosto 2018 14:12

Ravello, al Festival il rito del Concerto all’Alba

foto Pino Izzo

Al Ravello Festival, come da tradizione, ritorna l’attesa musica all’alba. Ritorna accompagnando il passaggio dalla notte al giorno in un appuntamento che offre un’emozione unica per il lento apparire della luce e poi del sole dietro la barriera montana a precipizio sul Golfo. Quasi un rito che, anno dopo anno, aumenta esponenzialmente i suoi estimatori che arrivano a Ravello da ogni parte del mondo. Corsa al biglietto anche quest’anno, in due giorni esauriti i circa 700 biglietti, per assistere, sabato 11 agosto (ore 4.45) allo spettacolo mozzafiato accompagnato dalla musica dell’orchestra.

Per il terzo anno consecutivo a calcare il palco del Belvedere di Villa Rufolo per l’evento cult dell’estate ravellese, una delle migliori realtà musicali del territorio, l’Orchestra Filarmonica Salernitana, che dal 1997 ha affiancato le produzioni operistiche al Teatro Municipale Verdi di Salerno.

Il Concerto dell’Alba quest’anno sarà diretto dal giovane direttore americano Ryan McAdams, che ha debuttato in Europa al Teatro dell’Opera di Firenze, dove ha diretto anche una nuova produzione di Carmen. Vincitore nel 2010 del Concorso Solti di Chicago, assistente di Lorin Maazel e poi di Alan Gilbert a Stoccolma, McAdams è stato nominato direttore stabile della New York Youth Symphony (2007-12).

Anche quest’anno il legame musicale con il Concerto dell’alba è affidato alle due famose suite tratte dalle musiche di scena che Edvard Grieg scrisse per il dramma simbolista Peer Gynt di Henrik Ibsen. Infatti la prima suite si apre col celebre Mattino: il momento in cui Peer vede il sorgere del sole nel deserto del Sahara. Segue la struggente Morte di Åse, madre di Peer, accompagnata nel deliro da un quasi corale dei soli archi “con sordina. La non meno celebre Danza di Anitra è una mazurca danzata dalla figlia del capo dei beduini, con cui Peer flirta nel corso delle sue peregrinazioni africane. Nella sala del re delle montagne, Peer, sedotta la figlia del Re, è circondato dai troll (maligni coboldi spiriti della montagna) in tumulto. La seconda suite si apre con il Pianto di Ingrid, fidanzata abbandonata da Peer. Segue la gioiosa Danza araba (Allegretto vivace) con i suoi piccanti ritmi percussivi. Il Ritorno di Peerapre il quinto atto con una tempesta non immemore del Vascello fantasma di Wagner. Chiude la tenera e commovente Canzone di Solveig, in cui i violini si sostituiscono alla voce struggente del soprano.

Ad aprire il concerto “La Moldova” di Bedřich Smetana, poema sinfonico nel quale l’autore ceco, attraverso la musica, descrive il corso dell’omonimo fiume e alcune scene di vita che avvengono sulle sue rive. La natura, filo conduttore di tutto il concerto, è anche oggetto della celeberrima Sesta Sinfonia, detta “Pastorale”, di Beethoven. Composta fra il 1807 e l’anno seguente, è suddivisa in cinque quadri intitolati rispettivamente: Sensazioni piacevoli all’arrivo in campagnaScena sule rive di un ruscello, pace panteista è interrotta dal grido della quaglia e dal cuculo; Allegra riunione di contadini; Uragano; Sentimenti di gioia e di gratitudine dopo la tempesta, sorta di purificazione finale in seno alla Natura. “Mai la fantasia umana, prima d’ora”, scriveva uno dei primi commentatori beethoveniani, Wilhelm von Lenz, “aveva tratteggiato un panorama così incantevole. Le prime quattro battute hanno già riassunto in sé la natura agreste, la vita semplice dei campi, il cielo azzurro. Semplicità meravigliosa.”

Semplicità meravigliosa che non poteva trovare rappresentazione migliore del sorgere del sole nella Città della Musica.

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