Irvine Welsh si racconta al Salerno Letteratura
Irvine Welsh ha incarnato perfettamente l'archetipo dello Scozzese socievole e spassoso, "che sa campare" e, forse, non ce lo aspettavamo
Gli Scozzesi hanno fama di essere gente socievole e spassosa, “che sa campare” diremmo noi. Che sia uno stereotipo è quasi pedissequo da scrivere eppure Irvine Welsh ha incarnato perfettamente questo archetipo, ospite al Salerno Letteratura Festival, intervistato da Giorgio Sica.
Generoso nel rispondere alle sollecitazioni, Irvine Welsh racconta il suo passato, l’aver vissuto da protagonista gli anni Settanta – Ottanta nel Regno Unito, anni di grosse contestazioni da parte della working class di cui è stato interprete e testimone. “Era un ottimo momento per appassionarsi alla politica” afferma, era il tempo degli scioperi generali, scioperi super partecipati e super sentiti.
Guardando al presente, afferma invece che la preoccupazione principale è per il controllo che Internet agisce sulle persone. Lungi dall’essere la rivoluzione positiva che ci si aspettava, la biblioteca più grande del mondo in cui trovare informazioni, uno strumento ” per noi “, Internet sembra piuttosto una entità che fa qualcosa ” a noi “, in primis privandoci di qualcosa e poi esercitando un controllo sulla gente. Arriva ad immaginare, da grande romanziere qual è, un mondo in cui ogni uomo acquista consapevolezza di questo controllo e si ribella, spegne ogni device per un’ora, un giorno, una settimana e così arriva a capovolgere i ruoli di potere.
L’intervista si fa poi politica e Irvine Welsh non si tira indietro, parlando di indipendenza scozzese e di Brexit. Riguardo alla prima, più che indipendenza, per Welsh è necessaria decentralizzazione dell’economia. Quanto alla Brexit, è definitivo: si tratta di una scelta terribile, dovuta ad anni ed anni di propaganda negativa rispetto alla UE da parte del governo britannico, propaganda che peraltro ha influenzato l’elettorato anziano ma non di certo quello giovane.
A chi gli chiede dal pubblico di parlare delle droghe, Welsh risponde con grande distacco. “Non sono una gran cosa”. Pur presenti in tutte le società che attraversano una transizione, usate come strumento per non sentire il dolore, in definitiva annebbiano e non possono neanche più essere considerate un elemento oppositivo.
Infine, l’intervista chiede del scrittore e musicista. Con molta ironia, Welsh svela che i romanzi con una sola voce narrante lo annoiano, che ha bisogno di sentire più voci, come accadrebbe in una discussione al bar, e scherza: -Mia moglie mi dice “Esci! Smettila di parlare coi tuoi amici immaginari, va’ a parlare con quelli veri! – ed ammette che ha ragione, che per lei deve essere difficile stare con un uomo che passa il tempo a parlare con personaggi di storie. Welsh musicista è quello della band degli anni Settanta ma soprattutto il proprietario attuale di una etichetta discografica nonchè un deejay. Ribadisce più volte di non essere un granché come musicista ma di essere più semplicemente un amante della musica. Verità o estrema modestia? Potremo scoprirlo con le nostre orecchie, il prossimo venerdì sera quando Welsh sarà di nuovo ospite del Salerno Letteratura con un dj set insieme a Augusto Penna, aka dj Fresh, presso il Museo Diocesano alle ore 22.