Colori ed emozioni con la mostra napoletana dedicata al pittore Antonio Ligabue

“Io sono un grande artista, la gente non mi comprende, ma un giorno i miei quadri costeranno tanti soldi e allora tutti capiranno chi veramente era Antonio Ligabue”.
Questa frase, che riassume il senso della vita del grande ma sfortunato pittore, campeggia in grande evidenza, su una parete dell’allestimento all’ingresso dell’esposizione monografica dedicata ad Antonio Ligabue, che sarà possibile visitare ancora fino al 18 febbraio nella Cappella Palatina del Castel Nuovo – Maschio Angioino a Napoli.
L’esposizione, promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo e con la collaborazione della Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, è curata dal professor Sandro Parmiggiani, già direttore di Palazzo Magnani e direttore della Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, e da Sergio Negri, presidente del comitato scientifico della medesima Fondazione, con l’organizzazione generale di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare.
All’ingresso il visitatore viene sopraffatto dal numero e dalla brillantezza dei colori dei dipinti esposti. E’ possibile ammirare, infatti, oltre ottanta opere, tra quadri e sculture di animale che, seppur incentrate su pochi temi ripetuti lascia stupiti ed ammirati.
Molti gli autoritratti, dai quali emerge il viso segnato e sofferente di un uomo che non ha mai avuto il calore vero di una casa e di una famiglia, ma è stato a più riprese ospite di strutture psichiatriche. In molti casi la sua opera pittorica -del cui valore si è avuta subito comprensione-, è stata sfruttata costringendo Ligabue a produrre sempre più quadri tanto che lo stesso artista è riuscito ad abbreviare i tempi di produzione mettendo a punto tecniche che comunque non ne facevano scadere in qualità.
La mostra suscita tenerezza e commuove mano a mano che si scopre e si raffronta, nell’ottimo allestimento espositivo, la travagliata e penosa vita del pittore con le straordinarie opere. Il bello, la natura, l’arte –nonostante tutto- sembrano volere avere la meglio sul degrado, sulla povertà e sulle miserie umane.
La parte più entusiasmante è quella dedicata agli animali, gatti, tacchini, galli, buoi, scoiattoli, e poi leoni, leopardi e fiere in genere. Quel mondo che Ligabue osservava nella campagna della bassa romagnola oppure aveva modo di percepire in un piccolo spaccato esotico nelle tende dei circhi che passavano nella sua città.
Alcuni dipinti ritraggono deliziosi e dettagliati paesaggi della Svizzera, dove è nato, con piccoli filari di alberi, campanili, castelli e calessi a cavalli.
Le sculture, anche queste di animali, ripresentano il tema delle bestie nella loro naturalezza e selvaggia espressione così come il pittore le fissava nella sua mente.
Completata la visita all’esposizione di Ligabue è consigliabile scoprire la parte museale del Maschio Angioino con il piano del Museo Civico dedicato alla pittura napoletana del ‘500, ‘600 e ‘700, barocco napoletano, come Luca Giordano, Francesco Solimena, il piano dedicato alle numerose sculture di Francesco Ierace la prestigiosa sala dei Baroni, voluta da Roberto D’Angio e affrescata da Giotto ed i ritrovamenti romani. Accompagnati dalla cortesia del personale che indica e spiega a tratti esorta a scoprire nuove meraviglie.