Cava de’ Tirreni, l’apoteosi del trasformismo nella commedia “Agenzia speranza” di Luigi Sinacori
Agenzia speranza è stata scritta nel 2013 da Sinacori e solo undici anni dopo ha visto la luce. Si tratta quindi di un testo che racchiude tutta la leggerezza giovanile e tutta la voglia dell'autore di sfoderare la sua passione, rendendo vividi e palpitanti gli omaggi a Totò
Dopo lo spettacolo “Cenerella” della cooperativa Lithodora, è la volta degli organizzatori della rassegna teatrale “Arcoscenico” salire sul palco per portare al pubblico la commedia in lingua napoletana “Agenzia speranza”.
L’opera, presentata in due atti, è scritta, diretta ed interpretata da Luigi Sinacori.
La scena si apre con Sofia (Iolanda La Ragione) vestita da odalisca mentre impartisce, goffamente ed in modo bizzarro, lezioni online di danza del ventre. La donna è la moglie di Ernesto (Luigi Sinacori), proprietario dell'”Agenzia speranza”: un’agenzia truffaldina dalle ragioni sociali volatili e fasulle.
Il suo socio è Roberto (Gianluca Pisapia), il quale è fidanzato con Teresa (Flavia Sorrentino), la figlia di Ernesto.
Il tutto avviene nell’appartamento di un condominio, l’edificio così diviene in breve ricettacolo di situazioni grottesche e personaggi assurdi. Antonietta (Pina Ronca), la portinaia, è l’immancabile maschera pettegola ed invadente ma anche solido collante tra le situazioni e i personaggi. L’ispettore Zingaretti (Mariano Mastuccino), che è sulle tracce di Ernesto, si travestirà prima da attore timido e strampalato e successivamente da collaboratore del padrone di casa per indagare e poi arrestare il capo dell’agenzia.
“Agenzia speranza” è stata scritta nel 2013 da Sinacori e solo undici anni dopo ha visto la luce. Si tratta quindi di un testo che racchiude tutta la leggerezza giovanile e tutta la voglia dell’autore di sfoderare la sua passione, rendendo vividi e palpitanti gli omaggi a Totò.
La commedia è l’apoteosi del trasformismo; Sinacori si diverte nel portare in scena personaggi oltre i confini del reale, circondandosi di una compagnia che ha abbracciato perfettamente la sua verve teatrale. Lo stile di Sinacori si conferma spensierato, dinamico ed effervescente ma, pur senza volersi prendere troppo sul serio, tra le righe si insinua un sottotesto agrodolce. Il titolo dell’opera trasmette la volontà dell’agenzia di donare la speranza, seppur farlocca, ai clienti i quali inseguono ciecamente le loro vanità. Lo stesso Ernesto, fino al momento dell’arresto, porta avanti una messinscena davanti ai suoi familiari per far credere loro di dover partire lontano perché scritturato come attore. Non prima, però, di aver dato un lavoro onesto al suo ex socio Roberto, così permettendogli di poter convolare a nozze con Teresa.