Tragedie di mare: il sommergibile Titan e i barconi dei migranti
non si può non pensare a chi, come i migranti, si imbarcano su imbarcazioni fatiscenti per raggiungere le coste europee. Nella speranza di
Come ormai si temeva è finita con una tragedia la scomparsa del sommergibile Titan. Sono stati dichiarati morti i cinque turisti-esploratori. Un miliardario, un esploratore, un ricco imprenditore con suo figlio diciannovenne, accompagnati dall’amministratore delegato dell’azienda che organizza queste immersioni. Lo scopo era quello di vedere il relitto del Titanic. A 3.800 metri di profondità. Qualcosa è andato storto. Una morte orribile. Dispiace per queste vite tragicamente stroncate. Tuttavia, non si può non pensare a chi, come i migranti, si imbarcano su barconi fatiscenti per raggiungere le coste europee. Nella speranza di realizzare il sogno di una vita migliore. Per molti di loro, però, è un viaggio di morte. Inghiottiti a migliaia dalle acque del Mediterraneo. Donne e bambini, le prime vittime. In tragici naufragi del tutto evitabili. Ad ogni modo, tutti i morti sono uguali. Ci mancherebbe. Meritano identico rispetto. Questo, però, non ci impedisce di essere umanamente più vicini a quanti perdono la vita in mare nelle rischiose e raffazzonate traversate, organizzate da spregevoli ed avidi mercanti di morte.