Salvini e le sue “acute” affermazioni su Navalny
Offende il buon senso, ma danneggia anche il governo di cui fa parte e più di ogni altra cosa l'immagine del nostro Paese
«Capisco la posizione della moglie di Navalny, bisogna fare chiarezza. Ma la fanno i medici, i giudici, non la facciamo noi». E’ quanto ha dichiarato ieri il vicepremier e ministro Matteo Salvini. In un sistema democratico, dove è garantita la libertà di qualsiasi cittadino e l’autonomia dei giudici, l’affermazione di Salvini è di un’ovvietà tale da essere indiscutibile. Il problema, però, è che stiamo parlando di un regime oppressivo come quello russo, che non ammette nessuna forma di dissidenza. Peggio, chiunque si oppone democraticamente a Putin ed ai suoi sgherri, è di fatto un uomo morto. Navalny, purtroppo, non è la prima vittima di questo stato odiosamente poliziesco e illiberale, ma non sarà neanche l’ultimo. Figuriamoci di quale autonomia possono godere medici e giudici. Insomma, quando si fanno certe affermazioni bisogna essere seri oltre che onesti. Immaginiamo che quel che succede in Russia sia noto a Matteo Salvini. Se così è, allora il leader leghista non è intellettualmente onesto quando fa certe affermazioni. Peggio ancora se Salvini è in buona fede, ignorando quindi quel che davvero accade nel regime di Putin. Ne dubitiamo, in tutta onestà. Se così fosse, però, ci asteniamo, per carità di patria, dal formulare il benché minimo commento. In ogni caso, è lecito pensare che Salvini farebbe meglio a stare zitto. Certe sue “acute” affermazioni non solo offendono il buon senso, ma danneggiano il governo di cui fa parte e più di ogni altra cosa l’immagine del nostro Paese.