Papa Francesco e l’isolamento di Israele
Il governo Netanyahu non perdona le prese di posizione di Bergoglio su quello che è successo a Gaza e sulle responsabilità di Israele. Come se il Papa, un uomo di pace come Francesco, potesse chiudere gli occhi su quell'immane tragedia umana e guardare da un'altra parte

Fervono i preparativi per i funerali di Papa Francesco fissati per sabato prossimo. I leader e i dignitari di tutto il mondo annunciano la loro presenza in piazza San Pietro. Mancherà Putin, anche perché su di lui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra. E non ci sarà neanche il premier israeliano Netanyahu, anch’egli ricercato per crimini di guerra. A quanto si legge il governo italiano ha fatto sapere da tempo che non lo farebbe arrestare. Tuttavia, Netanyahu non ci pensa proprio di venire ai funerali di Francesco. A parte il cordoglio espresso dal capo dello Stato Herzog, dal governo israeliano è arrivato solo il silenzio e l’ostilità nei riguardi del pontefice anche da morto. Addirittura è stato ordinato di cancellare i post in omaggio a Papa Francesco pubblicati dalle ambasciate israeliane nel mondo. Il governo Netanyahu non perdona le prese di posizione di Bergoglio su quello che è successo a Gaza e sulle responsabilità di Israele. Come se il Papa, un uomo di pace come Francesco, potesse chiudere gli occhi su quell’immane tragedia umana e guardare da un’altra parte. In conclusione, Netanyahu non ha perso l’occasione per isolare ancora di più il proprio paese, accecato com’è da un odio che va ben oltre le legittime ragioni di sicurezza dello Stato della Stella di Davide. E’ quello che quasi sempre succede a chi è sordo alle ragioni degli altri, anche se avversari o nemici.