Orbán il ricattatore
L’Ungheria non ha ancora ricevuto un euro dei 10,4 miliardi di euro del Pnrr, avendo soddisfatto solo 4 dei 27 progetti previsti. Da qui il ricatto di Orbán. Batte cassa e non vuole sentire ragioni

La vicenda del veto del leader ungherese Orbán sugli aiuti all’Ucraina evidenzia ancora una volta i limiti decisionali, e non solo, dell’Unione Europea. La scelta di Orbán non ha niente a che vedere con gli ideali europei e neanche con la politica, in particolare quella estera, della UE. E’ solo, invece, una banale, squallida questione di danaro. La questione è questa. Per il mancato rispetto dello Stato di diritto, dall’anno scorso l’Ungheria ha avuto congelati 21,7 miliardi di euro di fondi Ue. Alla vigilia del vertice, ne sono stati sbloccati 10,2 miliardi di euro avendo l’Ungheria affrontato le carenze in materia di indipendenza della magistratura. L’Ungheria, tuttavia, non ha ancora ricevuto un euro dei 10,4 miliardi di euro del Pnrr, avendo soddisfatto solo 4 dei 27 progetti previsti. Da qui il ricatto di Orbán. Batte cassa e non vuole sentire ragioni. Si potrebbe obiettare che il premier ungherese sta facendo solo gli interessi del suo paese? Se così fosse, però, allora vorrebbe dire che saltano tutte le regole che tengono in piedi l’Unione Europea. Per questo, Orbán può a ragione essere definito un ricattatore. Significa anche, però, che la UE deve cambiare le procedure decisionali se vuole ancora avere un futuro.