Maignan e il razzismo: l’ipocrisia e la retorica del sistema
E' vero, si tratta di una minoranza di idioti. A maggior ragione non è che poi ci vuole molto per isolarli, stanarli e punirli severamente. Basteranno pene esemplari, come vietare per sempre di recarsi allo stadio
Il portiere del Milan, il francese Maignan, non ci sta ai cori razzisti dopo l’ennesimo episodio di cui è stato vittima sabato scorso allo stadio di Udine. Accusa tutti di complicità, dai tifosi alle autorità sportive e a quelle istituzionali. Sono state fatte, ha detto, «dichiarazioni, campagne pubblicitarie, regolamenti, e non è cambiato nulla». Ha perfettamente ragione. E’ vero, si tratta di una minoranza di idioti. A maggior ragione non è che ci vuole poi molto per isolarli, stanarli e punirli severamente. Basteranno pene esemplari. Ad esempio, vietare a questi incivili di recarsi per sempre allo stadio. La verità è che nel nostro Paese si fanno le norme ma poi quasi nessuno le rispetta. E soprattutto non si fa abbastanza per farle rispettare. Sempre e comunque. Nel calcio, poi, non ne parliamo. Gli interessi economici sono tanti e fin troppo consistenti. Così con molta, troppo ipocrisia e retorica, si fa finta di fare il dovuto, ma alla fine si fa poco o nulla. Al solito ci si agita molto, ma si realizza poco in concreto. Molta aria fritta, insomma. Belle intenzioni e tanti buoni propositi. Peccato che poi non si agisca di conseguenza. Fatto sta che il razzismo come la violenza ancora non si sono estirpati dagli stadi di calcio in modo deciso e definitivo. D’altra parte, ogni turno di campionato di calcio di A e delle serie inferiori vede impegnati migliaia di poliziotti e carabinieri a tutela dell’ordine e la sicurezza. Se questa è civiltà…