L’Europa leghista di Salvini lontana da quella di De Gasperi e Spinelli
Per i leghisti l'Unione europea dovrebbe essere sempre più politicamente marginale rispetto ai singoli stati che la compongono. Una sommatoria di stati nazionali sovrani e niente più. Poca roba, insomma. L'opposto di quello che hanno immaginato e per cui hanno lavorato i padri costituenti dell'Unione: Adenauer, De Gasperi, Schuman
La Lega di Salvini, e di Borghi, ieri ne ha combinato un’altra alzando un polverone sul presidente della repubblica Mattarella in tema di sovranità nazionale. E’ un modo bislacco e volgare per mettersi in evidenza in questa campagna elettorale. Una gara a dire la boiata più grossa. Oltre questo, però, c’è un tema di fondo: l’Europa. Il suo essere. Il suo destino. Il nostro destino. Per i leghisti l’Unione europea dovrebbe essere sempre più politicamente marginale rispetto ai singoli stati che la compongono. Una sommatoria di stati nazionali sovrani e niente più. Poca roba, insomma. L’opposto di quello che hanno immaginato e per cui hanno lavorato i padri costituenti dell’Unione: Adenauer, De Gasperi, Schuman. Non è certo neanche l’Europa pensata da Monnet. E non è affatto quella in cui credeva e si ispirava Altiero Spinelli, quando, da confinato del fascismo, nel 1941 insieme a Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni scrisse il Manifesto per un’Europa Libera e Unita, passato alla storia come il Manifesto di Ventotene. E’ questa un’altra Europa. Un’Europa unita dei popoli e non solo degli Stati. In altre parole, un’Europa che ancora non c’è. Non solo con una sola moneta, ma con un unico e solo sistema di difesa militare. Con un presidente degli Stati Uniti d’Europa eletto direttamente dai cittadini europei. E quindi con un solo governo federale e con una sola politica estera. Un’Europa con più politica e meno burocrazia. Stati Uniti d’Europa che non avremo mai fintantoché il sovranismo, non solo di casa nostra ma che è assai diffuso e radicato un po’ ovunque in Europa, continuerà ad avere una rilevante voce in capitolo.