Le bugie iraniane sulla carcerazione di Cecilia Sala
Non si possono fare sconti di alcun genere ad un regime che maltratta e opprime il proprio popolo, le donne più e prima di tutte, e che non rispetta la dignità della persona nonché le più elementari norme di diritto e relazioni internazionali
Nella vita tutto è opinabile. Quando poi si ha a che fare con dei regimi dittatoriali, peggio ancora teocratici come quello islamico degli ayatollah iraniani, allora l’opinabilità raggiunge le vette dell’indecenza. Un esempio attuale e drammatico è quello che vede vittima Cecilia Sala, la giovane giornalista italiana incarcerata senza alcuna ragione in Iran. L’ambasciata a Roma di quel paese ha assicurato di trattare bene la nostra connazionale. Anzi, che le «sono state fornite tutte le agevolazioni necessarie». Odiose bugie. Cecilia Sala nella sua freddissima cella non ha un materasso. Dorme per terra, su una coperta. Non vede nessuno dal 27 dicembre, quando incontrò l’ambasciatrice italiana Paola Amedei. Le passano il cibo, soprattutto datteri, da una fessura. Non ha ricevuto niente dall’esterno. Le hanno addirittura tolto gli occhiali da vista. Condizioni di detenzione del tutto inaccettabili e disumane. Il nostro Paese deve far sentire con forza la propria voce e adottare le misure più stringenti. Non si possono fare sconti di alcun genere ad un regime che maltratta e opprime il proprio popolo, le donne più e prima di tutte, e che non rispetta la dignità della persona nonché le più elementari norme di diritto e relazioni internazionali. Diplomazia sì, ma digrignando i denti quando e se occorre. Come in questo caso.