La scuola non vende detersivo
La scuola è rimasta l'unica agenzia educativa tuttora funzionante e attiva, pur con le difficoltà che sta vivendo in questi ultimi anni. La famiglia, un tempo la prima agenzia educativa, troppo spesso si rivela di non essere più all'altezza del ruolo
Un open day molto diverso dal solito quello che c’è stato lo scorso novembre nella scuola diretta da Tina Gesmundo, dirigente del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari (clicca qui per leggere). Ha messo l’accento sul ruolo delle famiglie chiarendo ai genitori che la crisi dei giovani è colpa loro e non dei social. Non solo. Ha spiegato che non era lì per convincere a iscrivere i ragazzi al suo istituto, perché «non vendo il detersivo». «Il valore della scuola -ha puntualizzato- è figlia del lavoro dei docenti e anche mio che vivo qui dentro dalla mattina alla sera». Era inevitabile che questa sua performance finesse alla ribalta della cronaca nazionale. C’è poco da aggiungere. La scuola è rimasta l’unica agenzia educativa tuttora funzionante e attiva, pur con le difficoltà che sta vivendo in questi ultimi anni. La famiglia, un tempo la prima agenzia educativa, troppo spesso si rivela di non essere più all’altezza del ruolo. D’altro canto, non sono pochi i casi in cui i genitori trasferiscono, in modo anche inadeguato se non violento, i loro fallimenti educativi proprio sulla scuola. Tant’è che sovente a farne le spese sono gli educatori, a volte aggrediti e non solo verbalmente. Dare più risorse e maggiore centralità all’istituzione scolastica, così come più rispetto e tutela agli insegnanti, è estremamente importante per il futuro dei nostri giovani. E, ovviamente, per un futuro di civiltà della nostra società.