La riforma della giustizia o della magistratura?
Ad onor del vero, più che di riforma della giustizia si dovrebbe parlare di riforma della magistratura, in quanto modifica l'assetto di quest'ultima con la separazione delle carriere dei giudici giudicanti da quelli inquirenti

In un clima politico sempre più surriscaldato, anche per la campagna elettorale, il Governo Meloni ha approvato il disegno di legge per la riforma della giustizia. Ad onor del vero, più che di riforma della giustizia si dovrebbe parlare di riforma della magistratura, in quanto modifica l’assetto di quest’ultima con la separazione delle carriere dei giudici giudicanti da quelli inquirenti. Il dubbio, che per l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) è invece una certezza, è che ciò vada ad incidere sull’autonomia della magistratura. A ciò si aggiunge il sospetto che ci siano intenti punitivi. Per quel che si è capito, appare difficile che l’autonomia dei magistrati sia messa in dubbio. A tutelarla resterà il Consiglio Superiore della Magistratura, il quale addirittura diventa trino. Nel senso che ci saranno un CSM per i giudici giudicanti e un altro per gli inquirenti. Oltre ad un nuovo organismo, che si occuperà dei provvedimenti disciplinari. Detto questo, nella maggioranza questa riforma viene salutata con toni a dir poco trionfalistici. Sembra esserci quasi un clima da stadio. Questo sembra eccessivo dal momento che il testo dovrà ora intraprendere l’iter parlamentare per l’approvazione. Non sarà, immaginiamo, un cammino facile e forse neanche breve. Questo non toglie che esso sia un tassello importante e decisivo del programma di governo della Meloni, la quale, piaccia o meno, ha avuto un largo consenso d parte degli italiani. Un consenso che sembra crescere piuttosto che scemare. Almeno finora.