La nuotatrice Benedetta Pilato e il barone de Coubertin
Alle Olimpiade si va per gareggiare al meglio e puntare alle medaglie, ma resta un grandissimo traguardo partecipare ai giochi
“L’importante non è vincere, ma partecipare” è il moto olimpico attribuito al barone Pierre de Coubertin, fondatore dei giochi olimpici moderni. Un motto forse un tantino stagionato visto quello che si vede nello sport, soprattutto in quelli più o meno ricchi. Tant’è che hanno suscitato una certa sorpresa le lacrime di gioia della nostra giovane nuotatrice Benedetta Pilato, contenta del quarto posto nella sua specialità. Ancora più sorprendente è stata però la reazione di Elisa Di Francisca, schermitrice e campionessa olimpica. Si è chiesto in modo sprezzante se la nuotatrice «ci fa o ci è?». Affermando addirittura di rabbrividire per la sua contentezza e chiedendo cosa sia andata a fare a Parigi. Forse alla Di Francisca è sfuggita la cruda verità, nel senso che forse la stragrande maggioranza degli atleti se ne infischia del motto olimpico. Vuole vincere. E basta. Eppure a noi piace pensare che la ragione sia dalla parte della diciannovenne nuotatrice Pilato. Alle Olimpiade si va per gareggiare al meglio e puntare alle medaglie, ma resta un grandissimo traguardo partecipare ai giochi. Comunque. A prescindere dai risultati, soprattutto se non vengono. Partecipare è il sogno di qualsiasi atleta, soprattutto di quelle discipline sportive minori dove non si è coperti dai quattrini. In fondo, al milionario Sinner non sarà dispiaciuto più di tanto non andare ai giochi olimpici parigini. Anzi. Alla Pilato, e a tantissimi come lei, venire a disputare le gare sotto la Torre Eiffel è un sogno che si avvera. Per fortuna.