La ministra Roccella e i pericoli della sopraffazione
Quando si impedisce a chicchessia di parlare siamo alla sopraffazione. Si è in presenza, quindi, di un atteggiamento proprio di chi è un fascista e non un democratico
La ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ieri non ha potuto tenere il suo intervento agli Stati generali della natalità per la contestazioni di un gruppo di giovani. La ministra si è così trovata costretta a lasciare il convegno. Immediate le reazioni del mondo politico così come la telefonata di Mattarella alla ministra Roccella, con la quale le ha espresso la sua solidarietà sottolineando che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione». Giusto, e non poteva essere diversamente. In democrazia la contestazione, a maggior ragione nei confronti di chi rappresenta il potere, è un diritto sacrosanto. I giovani, quindi, avevano tutto il diritto di contestare la ministra. E hanno fatto non bene, bensì benissimo. Non fino al punto però di impedire alla ministra di tenere il suo intervento. E quindi di consentirle di dire la propria opinione, legittima quantunque non condivisibile. Quando si impedisce a chicchessia di parlare siamo alla sopraffazione. Si è in presenza, quindi, di un atteggiamento proprio di chi è un fascista e non un democratico. Se continuiamo a tollerare e/o a favorire questi comportamenti e il verificarsi di simili episodi, il rischio è un arretramento della democrazia. Non solo. Il pericolo maggiore sarà quello di ritrovarci all’improvviso in un clima di scontro sempre più incontrollabile e infuocato. La storia è maestra. Meglio non ignorare i suoi insegnamenti.