La lentezza della giustizia
Dopo sette anni di gogna mediatica e processi, ha avuto la seconda assoluzione in secondo grado. Uggetti era stato arrestato il 3 maggio
Dal mondo della giustizia italiana nella giornata di ieri sono arrivate due notizie significative. La prima riguarda Piercamillo Davigo, uno dei pilastri di quella che fu «Mani pulite». Poi giudice di Cassazione, presidente di sezione della Suprema Corte, quindi presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Infine componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Ora, da pensionato, è stato dal Tribunale di Brescia condannato in primo grado ad 1 anno e 3 mesi per «rivelazione di segreto d’ufficio». L’altra notizia riguarda l’ex sindaco del PD di Lodi, Simone Uggetti. Dopo sette anni di gogna mediatica e processi, ha avuto la seconda assoluzione in secondo grado. Uggetti era stato arrestato il 3 maggio 2016 e posto in carcere per 10 giorni. L’inchiesta della Guardia di Finanza riguardava una gara di affidamento delle piscine. L’accusa: turbativa d’asta. “Saluto con sincera gioia la notizia della assoluzione definitiva di Simone Uggetti, l’ormai ex sindaco di Lodi che per tutti noi è stato il simbolo del trattamento ingiusto che troppo spesso subiscono gli amministratori quando un’inchiesta irrompe nella loro vita, macchia la loro immagine, spezza le loro carriere”. A dirlo ieri il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sindaco PD di Bari. “Penso che bisognerebbe tener presente anche storie come questa, durata sette anni e mezzo – aggiunge Decaro – nei giorni nei quali si dibatte in maniera accesa del rapporto fra amministratori e giustizia”. L’invito sembra rivolto alla segretaria del suo partito, Elly Schlein, a proposito della riforma Nordio sull’abuso d’ufficio. In conclusione, la giustizia funziona, tutto sommato. Con estrema lentezza, però. In ogni caso, va riformata. E non di poco. Uscendo però fuori dal giustizialismo e dalle contrapposizioni ideologiche e di bandiera.