La Francia senza governo e una maggioranza
Sta di fatto che adesso il nostro Paese sembra essere in Europa quello politicamente più stabile. La Francia e la Germania, oltre la Spagna e in parte anche la Gran Bretagna, sono, infatti, in evidente difficoltà
Con 331 voti è caduto il governo francese. Il primo ministro Michel Barnier era in carica dal 5 settembre. Ieri, dopo giusto tre mesi di governo, ha formalmente presentato le dimissioni. Sin dal primo giorno questo governo era senza una maggioranza. Era il risultato delle elezioni di luglio scorso, da cui non era uscita una maggioranza, nonostante l’affermazione della Sinistra. Non affatto gradita però al presidente francese Macron. Non era difficile prevedere che il governo Barnier sarebbe durato poco. E così è stato. La Francia è nella più totale impasse politica. Non ci sono i numeri per formare una maggioranza, ma per la Costituzione vigente non ci possono essere nuove elezioni parlamentari se non trascorre un anno dall’ultimo voto. Una situazione davvero complicata, che blocca la politica francese come una sorta di camicia di forza.
Certo è che per decenni abbiamo, proprio noi italiani, guardato con ammirazione e invidia il sistema francese. Semipresidenziale, con un governo nominato dal Presidente della Repubblica, eletto, come il parlamento, con elezione diretta a doppio turno. Ora questo regime, inventato e voluto dal generale Charles De Gaulle, proprio per assicurare la stabilità politica, dopo poco più di sessant’anni è ormai in crisi.
Sta di fatto che adesso il nostro Paese sembra essere in Europa quello politicamente più stabile. La Francia e la Germania, oltre la Spagna e in parte anche la Gran Bretagna, sono, infatti, in evidente difficoltà. Per ironia della sorte, l’attuale maggioranza del governo Meloni sta punta ad una riforma del nostro ordinamento statuale ispirandosi in larga misura al semipresidenzialismo francese. Forse, anche per questo, è il caso di fermarsi e riflettere. Il nostro regime parlamentare, così come pensato e datoci in eredità dai Padri costituente, va probabilmente ritoccato, ma non più di tanto. Quel che di sicuro occorre con urgenza è il ritorno ad una legge elettorale dove i cittadini possono scegliere la rappresentanza parlamentare.
In altre parole, una volta per tutte, mettere in soffitta la vergogna delle liste bloccate che hanno provocato danni enormi alla qualità dei nostri deputati e senatori, quasi tutti scelti nei fatti dai capipartito e solo formalmente eletti ma non scelti dai votanti.