Ilaria Salis, martire o criminale?
Il dato di fondo è che noi italiani misuriamo le vicende secondo il nostro metro di valutazione e il livello di democrazia di cui godiamo nel nostro Paese. All'estero, nella stessa Unione europea, i livelli di democrazia e il sistema giudiziario sono molti diversi
Ieri il ministro degli Esteri ungherese Péter Futsal Szijjártó è stato ricevuto alla Farnesina dal nostro ministro Antonio Tajani. Tra gli argomenti trattati la vicenda di Ilaria Salis, in carcere a Budapest. Tutto risolto? Macché. Appena uscito dal colloquio il ministro ungherese ha postato sui social un messaggio durissimo. In pratica, ha accusato l’Italia di interferenza in un caso giudiziario ungherese, ma anche che la Salis non è una martire e merita una severa punizione. Molto probabilmente la politicizzazione del caso Salis fatta nel nostro Paese ha prodotto una risposta altrettanta politicizzata. Gli ungheresi ormai ne fanno un caso di orgoglio nazionale. E’ di sicuro preferibile dare ascolto alle parole pronunciate dal ministro Tajani qualche settimana fa. E cioè di far lavorare in silenzio la diplomazia evitando di agitarsi troppo, proprio per non provocare reazioni ungheresi. Il dato di fondo è che noi italiani misuriamo le vicende secondo il nostro metro di valutazione e il livello di democrazia di cui godiamo nel nostro Paese. All’estero, nella stessa Unione europea, i livelli di democrazia e il sistema giudiziario sono molti diversi. La Salis rischia addirittura una pena di 24 anni per un reato, ammesso che lo abbia commesso, che in Italia sarebbe forse punito con qualche anno di carcere. L’Ungheria, però, non è l’Italia e, piaccia o meno, di certo non potremo mandare i carri armati sulle rive del Danubio per liberare la Salis. Meglio, quindi, abbassare i toni e far lavorare la nostra diplomazia. Senza urtare la suscettibilità delle autorità ungheresi, molto probabilmente la Salis sarà in Italia nel giro di qualche mese.