Il ministro Giuli e l’arte della politica
La vera questione è di essere consapevole del ruolo che si ricopre. Di far parte di una squadra di governo. E di essere sostenuto da una precisa maggioranza. Questo per dire che un ministro si muove, agisce e opera con una visione politica complessiva delle forze in campo
Non è facile svolgere il ruolo di ministro della Cultura dopo la vicenda a dir poco imbarazzante in cui è incappato l’ex ministro Sangiuliano. E questo è un fatto. Il neo ministro Alessandro Giuli, però, in queste poche settimane di incarico ministeriale sembra muoversi se non con imperizia, diciamo con poca avvedutezza. La sensazione è che per certi ruoli, quello di ministro lo è di sicuro, occorre avere una sufficiente esperienza politica, un’altrettanta sufficiente dimestichezza con l’esercizio del potere, così come la prudenza e l’assennatezza, necessariamente connaturate alle responsabilità istituzionali. In altre parole, la cultura, la vivacità intellettuale, magari anche la sfrontatezza e l’anticonformismo, possono pure andare bene. Anzi, possono rappresentare una marcia in più, ma mai disgiunte dalle doti in precedenza indicate. Il ministro Giuli è indubbiamente un intellettuale di destra molto aperto e moderno. Come dice lui, espressione di una destra progressista e non reazionaria. Nulla quaestio. Anzi. Non a caso, nel recente passato, un po’ tutti abbiamo avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo nei talk show dove spesso era ospite. Essere ministro è però un altro discorso. Non si tratta di rivendicare, giustamente, l’indipendenza di giudizio e di parola. Ci mancherebbe. La vera questione è di essere consapevole del ruolo che si ricopre. Di far parte di una squadra di governo. E di essere sostenuto da una precisa maggioranza. Questo per dire che un ministro si muove, agisce e opera con una visione politica complessiva delle forze in campo. E a prevalere, in ogni caso e come sempre, devono essere l’equilibrio, la sobrietà, la moderazione, la cautela, il buon senso. La politica è un’arte, difficile e forse anche nobile, e di sicuro non ci si improvvisa.