I numeri ballerini dei femminicidi in Italia
Il problema nasce a partire dal Codice Penale che non identifica il femminicidio come un preciso reato. Insomma, manca una definizione puntuale dal punto giuridico, ma anche da quello statistico
«Sono 110? Oppure 88? O addirittura 40? Quanti sono stati davvero i femminicidi in Italia dall’inizio del 2023 fino al momento in cui scriviamo?». A chiederselo è la giornalista Elisa Messina in un servizio pubblicato dal Corriere della Sera. La domanda non è affatto peregrina considerata la delicatezza, l’importanza e la gravità del fenomeno. «Come è possibile che su un dato apparentemente così oggettivo e terribile ovvero la conta delle donne vittime di delitti di genere, ovvero, uccise in quanto donne, da uomini, ci possa essere discordanza?», si chiede ancora Elisa Messina. Il problema nasce a partire dal Codice Penale che non identifica il femminicidio come un preciso reato. Insomma, manca una definizione puntuale dal punto giuridico, ma anche da quello statistico, del triste fenomeno del femminicidio. Un fatto è certo, oltre qualsiasi sottigliezza: la morte violenta di decine e decine di donne per mano dell’uomo. Poi, che il fatto vada incasellato in un modo o in un altro, in base a differenti criteri di selezione, lascia davvero il tempo che trova. E che l’assassino sia un marito o un fidanzato o un estraneo, un italiano o uno straniero, non cambia purtroppo l’esito della violenza. La morte di una donna. Comunque.