Enrico Berlinguer a quarant’anni dalla morte
Restò convintamente comunista, ma capì e lavorò per salvaguardare la democrazia nel nostro Paese, difendendola sia dalle ingerenze americane che dalle mire sovietiche

Quarant’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Era l’11 giugno 1984. Il segretario generale del Partito Comunista Italiano si era sentito male pochi giorni prima durante un comizio elettorale. Aveva 62 anni. Berlinguer è stato indubbiamente, insieme a Palmiro Togliatti, il più importante leader della sinistra italiana. Di sicuro però fu il più amato e popolare. Un intero Paese, non solo il popolo comunista, pianse la sua perdita prematura. Uomo severo, prima con se stesso, era una persona estremamente mite e rassicurante, ma nello stesso tempo fortemente determinato e con un rigore morale ben oltre l’ordinario. Fu però anche un politico onesto, accorto e lungimirante. Restò convintamente comunista, ma capì e lavorò per salvaguardare la democrazia nel nostro Paese, difendendola sia dalle ingerenze americane che dalle mire sovietiche. L’invasione di Praga del 1968 da parte dei carri armati sovietici per fermare quella che fu definita la primavera di Dubcek, e il colpo di Stato in Cile che portò alla sanguinaria dittatura militare di Pinochet e all’uccisione del legittimo presidente Allende, spinsero Berlinguer a trovare un’alternativa politica. Nacque così la sua innovativa e per certi versi rivoluzionaria proposta del compromesso storico. In altri termini, un accordo di cooperazione politica e di governo con la DC di Aldo Moro. Un accordo non fondato sulla spartizione del potere, bensì su come costruire un futuro democratico e di crescita del nostro Paese. Inaugurando così una stagione politica di grande fermento e vivacità culturale. Berlinguer, insomma, fu un politico di prima grandezza. Seppe leggere le difficoltà politiche del presente e, nello stesso tempo, prefigurare un futuro di pace e di progresso per l’Italia pur restando ben piantato nei banchi dell’opposizione. E prima di ogni cosa amò l’Italia e la democrazia uscita dalla Resistenza al nazifascismo.