Bloccato lo sperpero di miliardi pubblici per bonus e super-bonus
Finalmente una decisione saggia che si attendeva da tempo, vale a dire il blocco di bonus e super-bonus introdotti dal Governo Conte per affrontare l’emergenza derivante dalla pandemia.
In linea di massima il sistema di bonus e super-bonus è condivisibile, purché non se ne faccia un abuso, non si concedano indiscriminatamente a tutti e per tutte le ragioni, mobilità (biciclette e monopattini), energia (luce e gas), e via dicendo.
Una cosa è il rilancio dell’edilizia, purché fatto bene in maniera che avvantaggi effettivamente la riqualificazione degli immobili, altra cosa agevolare l’acquisto di tante cose futili, che ha creato molti più problemi di quanti ne abbia risolti.
Purtroppo, anche nel settore dell’edilizia le misure sono risultate non solo fallaci, ma hanno determinato uno sperpero di risorse che ha creato una voragine nei conti pubblici, rischiando di aggravare il debito pubblico in quanto, checché ne dica l’ex Premier Giuseppe Conte (lo ha fatto pure martedì di Carnevale nella trasmissione di Giovanni Floris), gli eccessi di spesa prima o poi dovranno essere coperti, e in un periodo di persistente crisi, che comporta un introito di tributi inferiori alle attese, è conseguenziale che quegli eccessi andranno a gravare sul debito pubblico; solo per i bonus edili si parla di una spesa di circa 110.miliardi già impegnati.
Già il termine super-bonus, è sbagliato, perché chiaramente fa intendere che lo Stato è disposto a regalare qualcosa purché il privato si attivi a fare lavori; nel caso specifico, a fronte di una spesa di 100, lo Stato ne rimborsava 110: una cosa assurda, una follia che ha fatto, fra l’altro, lievitare i prezzi dei materiali: tanto avrebbe pagato Pantalone!
E’ appena il caso di considerare che il rilancio dell’edilizia non doveva e non può passare in maniera tanto populistica per gli interventi sui fabbricati condominiali o sulle villette private, e ciò è dimostrato anche dai dati divulgati dall’Ufficio centrale di Statistica: i miliardi spesi per l’edilizia privata hanno beneficiato solo il 2% della edilizia del paese!
Da “Guidaxcasa” (https://www.guidaxcasa.it/) abbiamo rilevato che per le abitazioni unifamiliari ci sono 29.369 pratiche in corso; per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti 19.938 pratiche; per i condomini 8.356 pratiche.
Quante sono le case private in Italia? Ce lo dice il sito “Truenumbers ( https://www.truenumbers.it/quanti-immobili-italia/ ).
In Italia abbiamo 74,3 milioni di immobili, tra case di varie categorie catastali, negozi, depositi, e via dicendo (dati al 2016, non abbiamo trovato dati più recenti).
Dai 74,3 milioni di immobili vanno sottratti circa 3 milioni di immobili che sono censiti nel gruppo F, che, cioè, non sono idonei a produrre reddito come, per esempio, i ruderi.
Altri 6 milioni di immobili sono beni comuni non censibili, cioè di proprietà comune e che non producono reddito oppure sono unità ancora in lavorazione.
Perciò, non considerando gli immobili che non producono reddito, i beni comuni non censibili e gli immobili in lavorazione, gli immobili “veri e propri” sono 64,5 milioni.
Nel decreto Rilancio è previsto, tra le altre cose, il superbonus al 110% per i lavori di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica (anche su alcune seconde case in Italia) e strutturale (sisma-bonus, il consolidamento per resistere a scosse sismiche).
Poi ci sono gli immobili che possono usufruire anche del cosiddetto bonus facciate (finanziabile al 90%).
Dal sito di Enea abbiamo rilevato che al 31 dicembre 2022, le asseverazioni presentate sono state 359.440, con un totale di investimenti ammessi in detrazione di poco meno di 62 miliardi e mezzo di euro (dato pubblicato il 14.02.2023).
Dai rapporti pubblicati a dicembre 2022, è stato rilevato che già “All’inizio del 2022, … di fronte a numeri sempre più allarmanti sul versante delle presunte frodi già perpetrate e all’attenzione delle competenti autorità, con tanto di sequestri di crediti di imposta per miliardi di euro, il Governo Draghi era tornato sulla materia con un tasso di lucidità decisamente inferiore a quello di poche settimane prima, trascinando in uno stato di significativa incertezza operativa anche tutti quegli attori della filiera, privati, imprese e intermediari finanziari, che con le frodi non avevano avuto nulla a che fare e avrebbero voluto semplicemente continuare a comportarsi nei corretti termini in cui si erano sino ad allora comportati”.
Il che sta a significare che già allora il governo Draghi era deciso ad intervenire, e la sua titubanza, derivante da mugugni all’interno della sua ampia coalizione, comportò uno stop al quale non seguì il “go” perché a luglio Draghi fu sfiduciato grazie all’azione che proprio il Premier Conte, padre di quelle misure, intraprese contro Draghi.
Quindi la patata è passata a chi lo ha sostituito, e Giorgia Meloni se l’è trovata ancora più bollente sul tavolo, e bene ha fatto a bloccare tutto per evitare il perpetrarsi di ulteriori abusi e truffe, che in definitiva andavano a discapito, oltre che delle pubbliche finanze, anche di quanti correttamente avevano acceduto ai benefici, penalizzati, allora ed adesso, proprio da tali abusi.
Il populismo di Conte e dei grillini ha creato questo scompiglio, nel mentre, come giustamente osservava qualche giorno fa Massimo Cacciari, sarebbe stato molto più corretto destinare le risorse che l’allora governo Conte aveva messo in campo, all’edilizia pubblica, alle migliaia di strutture inutilizzate e abbandonate che, se ristrutturate, possono risolvere tantissimi problemi: edifici penitenziari, edilizia scolastica, edilizia sanitaria, edilizia popolare, e via di seguito.
Nulla di tutto ciò, la voragine miliardaria si è creata, senza reale beneficio per nessuno, se non per quei pochi privati che hanno fatto in tempo a beneficiarne.
E ora tutto il settore è in sofferenza, perché anche se l’attuale governo rispetterà gli impegni assunti dai suoi predecessori, ma rimodulando gli interventi, nel senso di consentire a quanti hanno avviato i lavori di seguire il percorso fiscale precedente, cioè anticipare di tasca propria le spese, e portarle in detrazione per cinque o dieci anni come già in precedenza, rimane un grande problema di liquidità, perché presuppone che chi ha iniziato i lavori abbia le disponibilità finanziarie per anticipare.
Ma chi non ha i quattrini, cosa farà?
Potrà cedere i suoi crediti a chi non è impedito ad acquistarli, che poi li compenserà con i propri debiti fiscali, ma i margini sono stretti in quanto già tanti bonus sono stati ceduti, e coloro che li potevano acquistare probabilmente hanno esaurito le risorse.
A meno che il beneficiario di bonus e super-bonus, proprietario dell’immobile ristrutturato, non abbia un giro di affari tanto consistente da aver determinato rilevanti debiti verso il fisco, che potrà compensare con gli stessi: ma quanti sono in tale favorevole condizione?
Comunque l’avvenuto blocco è stato un ulteriore macigno che si è abbattuto sul settore dell’edilizia, già in acuta sofferenza per le mancate erogazioni precedenti: se oggi il Governo si trova ad affrontare questo grosso problema, ed è stato costretto a bloccare il tutto, non può non farsi carico delle sofferenze del settore, ed è per questo che sono in corso incontri con i rappresentanti dello stesso per trovare soluzioni che non lo danneggino ulteriormente, e salvaguardino nel contempo la tenuta dei conti pubblici.
Ce la farà?
Ce la dovrà fare!
D’altronde, avendo seguito, pure se dall’opposizione, tutte le vicende legate prima alla pandemia, poi alle difficoltà derivanti dalla guerra Russia – Ucraina, che, inquadrate nelle precedenti difficoltà dei conti pubblici a tutti note, creano non poche preoccupazioni a chi guida questo paese, Giorgia Meloni era già conscia delle tante strade in salita che avrebbe dovuto percorrere.
Quindi ce la dovrà fare, anche avvalendosi dell’aiuto della Unione Europea, evitando di commettere, in quel contesto, ulteriori sciocchezze con i Paesi forti che la compongono, ed evitando ulteriori bisticci con la Francia e la Germania.