L’ immagine innocente delle due bimbe è davvero sconvolgente
Nella foto che introduce questo articolo si vede a sinistra, Gina DeJesus con la sua migliore amica Arlene Castro (destra) nel 2004.
Entrambe avevano 14 anni, anche se Arlene, a destra, ne dimostra di meno.
Il 2 Aprile 2004, Gina prestò ad Arlene 50 centesimi, per permetterle di chiamare sua madre e chiederle il permesso di andare a dormire a casa dell’amica.
Sua madre, tuttavia, rifiutò e chiese ad Arlene di tornare a casa, così le due si salutarono, e Gina andò via per tornare a casa.
Ma Gina, dopo aver prestato i 50 centesimi all’amica, si ritrovò senza i soldi per il biglietto dell’autobus e decise, così, di tornare a casa a piedi.
Mentre tornava a casa, però, venne fermata dal padre di Arlene.
Lo conosceva bene, non solo perché era il padre della sua amica, ma anche perché era l’autista del suo scuolabus, quindi accettò il passaggio che l’uomo le offrì.
Nessuno però sospettava che Ariel Castro, negli anni precedenti, aveva avuto guai con la giustizia a causa delle sue violenze perpetrate sui familiari, violenze per le quali, sebbene denunziate e per le quali aveva subito anche processi, non venne mai condannato.
La sua indole violenta però non era scomparsa e il caso delle ragazzine rapite e tenute sequestrate per tanto tempo lo dimostra.
Gina DeJesus non arrivò mai a casa.
Il suo rapitore Ariel Castro, la portò in una zona nascosta della sua casa, e Gina venne legata e rinchiusa insieme ad altre due ragazze, Michelle Knight e Amanda Berry.
Le ragazzine vennero tenute prigioniere nella casa di Castro in Seymour Avenue, nel quartiere Tremont di Cleveland, nello stato dell’Ohio, negli Stati Uniti.
Le tre ragazzine subirono innumerevoli atrocità, fino alla loro fuga nel 2013.
Il 6 maggio 2013, infatti, Berry riuscì a fuggire con sua figlia di sei anni, avuta in conseguenza degli stupri subiti dal rapitore, e avvertì la polizia.
Knight e DeJesus vennero quindi salvate poche ore dopo dall’intervento della polizia, che durante lo stesso intervento arrestò il rapitore.
Dopo il suo arresto, Ariel Castro disse alla Polizia che avrebbepotuto catturarlo molto prima, se solo avessero visionato i filmati delle telecamere di sicurezza della scuola Wilbur Wright, dove Gina era stata rapita.
Così Ariel Castro beffeggiò anche la Polizia: “Se mi avessero interrogato subito, le avrebbero salvate,” dichiarò Castro al processo, “credo che l’FBI le abbia abbandonate al loro destino”.
L’8 maggio 2013, Castro fu accusato di quattro capi di imputazione per sequestro di persona e di tre per stupro.
All’interno di un accordo di patteggiamento con la pubblica accusa, Castro si dichiarò colpevole di 937 atti criminali comprendenti stupro, sequestro di persona e omicidio aggravato e venne condannato all’ergastolo e a più di mille anni di carcere senza possibilità di libertà condizionale.
Un mese dopo la sua condanna, Castro si impiccò con le lenzuola nella sua cella.
Purtroppo le ragazzine non uscirono indenni da questa traumatica esperienza, due di esse sono già decedute, della terza sembrano perse le tracce.
Le violenze subite dalla tre ragazze sono state raccontate durante il processo e sono raccolte nei diari che le tre scrissero durante le lunga prigionia, nei quali hanno minuziosamente raccontato le angherie alle quali erano state sottoposte.
Il loro aguzzino infieriva violentemente su di loro, e quando erano incinte le faceva abortire con botte, spesso inferte con bastoni o attrezzi metallici.