scritto da Nino Maiorino - 28 Agosto 2023 07:18

Storiacce, la vedova nera americana

Svanita nel nulla!

Si faceva chiamare Belle Gunness, o Hell’s Belle, ma il suo vero nome è Brynhild Paulsdatter Størseth; era nata l’11 novembre del 1859 a Selbu, Sør-Trøndelag, in Norvegia.

E’ la prima serial killer donna attiva negli Stati Uniti nel Ventesimo secolo, ed è la Vedova Nera per antonomasia: almeno 40 omicidi accertati, ma il conto potrebbe salire fino a 60 vittime.

Rientra sicuramente nell’elenco delle serial killer donne più prolifiche della storia e “vanta” un primato: è stata la prima assassina seriale degli Stati Uniti nel Ventesimo secolo, attiva tra il 1894 e il 1908 tra Illinois e Indiana.

Poi c’è un altro dettaglio a renderla unica: la sua fine misteriosa.

Ma andiamo per gradi.

L’infanzia e il sogno americano.

Hell’s Belle è la più giovane di otto figli e aiuta la sua famiglia come può: all’età di 14 anni inizia a lavorare per le fattorie della zona mungendo e allevando il bestiame, con il sogno di mettere da parte abbastanza soldi per trasferirsi a New York.

Coltiva il sogno americano per anni, fino al 1881, quando, a 22 anni, si trasferisce negli States e cambia il suo nome in Hell’s Belle.

Si sposta subito a Chicago per raggiungere la sorella Nellie, immigrata diversi anni prima, e va a vivere con lei e il cognato.

Inizia a lavorare come domestica, fino a quando non trova impiego in una macelleria: è fisicamente forte e di aspetto mascolino, e quel lavoro è su misura per lei.

La nascita della Vedova Nera.

Nel 1884 sposa Mads Sorenson, immigrato norvegese come lei.

La coppia decide di aprire un negozio di dolciumi, ma dopo un anno crolla tutto: l’esercizio viene distrutto dalle fiamme.

Con il denaro dell’assicurazione viene acquistata un’abitazione che va in fiamme nel 1898.

Altro risarcimento, altra abitazione, anch’essa rasa al suolo da un rogo.

Coincidenze a dir poco strane, ma la coppia non viene accusata di nulla.

Carolina, la prima figlia della coppia, muore improvvisamente. Poi è la volta di un altro figlio, Axel.

Per entrambi viene scritta la diagnosi di enterocolite fulminante, ma è una diagnosi errata: la morte è per avvelenamento.

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La madre aveva assicurato entrambi i bambini e riscosse un grosso assegno dalla assicurazione.

Il disegno si replica nel luglio del 1900, quando muore il marito Mads Sorenson: in questo caso i medici puntano il dito contro un problema cardiaco.

Incassato l’ennesimo premio assicurativo, la donna lascia la città con tre bambini (due figlie naturali e un bimbo in custodia) e si trasferisce in Indiana, a La Porte per la precisione, dove acquista un allevamento di maiali.

Il 1° aprile successivo sposa Peter Gunness ed eredita il suo cognome: Brynhild Paulsdatter Størseth diventa a tutti gli effetti Belle Gunness.

Ma le “tragedie” continuano e la prima coinvolge proprio il coniuge: otto mesi dopo le nozze, mentre prova a recuperare uno scatolone da uno scaffale, viene colpito da un pesante tritacarne.

La botta risulta fatale: cranio sfondato, non c’è niente da fare.

Il medico legale non esclude l’omicidio, ma non salta fuori nulla a sostegno di questo sospetto.

In realtà sono evidenti i sintomi di un avvelenamento da stricnina.

Anche in questo caso, la donna raccoglie un ottimo assegno dall’ assicurazione: 3 mila dollari.

Insomma sembra che questa “vedova” abbia fatto la sua fortuna sfruttando le assicurazioni, ed è quantomeno strano che tutte abbiano pagato.

Nel 1905 scompare dalla fattoria il bambino in custodia a Belle Gunness, e non si saprà mai il suo destino.

La donna inizia a reclutare manodopera per la sua attività attraverso i giornali di Chicago.

Uno dei primi a rispondere è il bracciante Henry Gurholt: dopo qualche corrispondenza con i suoi familiari, svanisce nel nulla.

I suoi familiari si mettono in contatto con la datrice di lavoro, ma Belle Gunness non è di grande aiuto: dice che Gurholt avrebbe lasciato la fattoria per seguire dei commercianti di cavalli.

Eppure qualcosa non torna: nell’abitazione della Gunness sono ancora presenti i suoi effetti personali, compreso il riconoscibile soprabito di pelliccia.

Il caso di Gurholt non è isolato.

Belle Gunness continua a scrivere sui giornali della zona, in particolare nella rubrica per cuori solitari, descrivendosi come una vedova piacente e alla ricerca di un marito.

Ma i candidati, di punto in bianco, spariscono senza lasciare tracce.

Anche John Moe risponde all’annuncio della donna nel 1906 e nessuno avrà più sue notizie, parenti compresi.

Anche in questo caso i suoi effetti personali sono a casa dell’allevatrice di maiali.

Belle Gunness non si fa scrupoli e si dimostra abilissima nel nascondere i cadaveri.

Almeno fino al 28 aprile 1908, ovvero fino all’altro misterioso incendio che ancora oggi cela dubbi e misteri.

La fattoria di La Porte viene devastata dall’ennesimo rogo: le autorità trovano i corpi di una donna adulta senza testa –la Gunness, secondo gli agenti– e dei suoi tre figli.

Ma ulteriori indagini portano alla luce i resti parziali di almeno altre 11 persone.

Dopo una settimana, i poliziotti trovano gli effetti personali di molte persone, rintracciate grazie all’ausilio di diversi parenti delle vittime: è il caso dei parenti di Andrew Helgelien, fatto a pezzi e nascosto in un sacco di iuta.

Gli investigatori concentrano la loro attenzione sui terreni della fattoria e gli scavi confermano le loro teorie: rinvengono numerosi sacchi di tela contenenti torsi, mani, braccia, ossa umane.

Nessuna mamma morta nel disperato tentativo di salvare i figlioletti? Le conclusioni delle autorità cambiano radicalmente sull’incendio nella fattoria e si teme un’incredibile messa in scena.

Una conferma, difficile da verificare, arriva da Ray Lamphere, braccio destro e amante occasionale di Belle Gunness.

Condannato per l’incendio doloso della fattoria, l’uomo confessa che la donna era solita arruolare braccianti con il solo obiettivo di ucciderli e derubarli.

Ma non è tutto: l’allevatrice di maiali gli avrebbe chiesto di bruciare la sua tenuta con i suoi figli all’interno per poter scappare e ricominciare da zero.

Il corpo femminile, secondo l’uomo, non sarebbe quello della Gunness, ma di una malcapitata vittima scelta per la messa in scena.

Ufficialmente Hell’s Belle venne dichiarata morta, anche se l’autopsia confermò i dubbi: il corpo privo di testa trovato nella fattoria era più corto e più leggero di quello della norvegese.

Nessuna spiegazione sulla scomparsa della testa del cadavere.

Iniziò a farsi strada il sospetto che Belle Gunness fosse scampata all’incendio, portando con sé i beni di valore sottratti alle vittime.

Un vero e proprio giallo, un mistero che negli anni ha spinto molte persone a visitare la fattoria come una vera e propria attrazione turistica.

Negli anni successivi, in varie zone degli Stati Uniti, vennero segnalati presunti avvistamenti e si moltiplicarono i casi di morte sospetta.

L’ultima segnalazione risale al 1935, in Ohio.

In conclusione La Vedova Nera americana per antonomasia, della quale non si è mai saputa la fine.

 

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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