scritto da Nino Maiorino - 23 Settembre 2022 07:27

Storiacce, il caso Sodder e i bambini scomparsi

Il caso Sodder è la più misteriosa scomparsa di bambini della storia.

George Sodder, al secolo Giorgio Soddu di Tula, di origini sarde, era emigrato, come tanti italiani di quell’epoca, e andò a cercare fortuna negli Stati Uniti, finendo a lavorare nell’industria ferroviaria in Pennsylvania. Stabilitosi successivamente in West Virginia, fondò una piccola compagnia per il trasporto del carbone.

Fu proprio qui che conobbe Jennie Cipriani, anch’ella di origini italiane, e decisero di sposarsi; misero al mondo ben dieci figli.

Il 24 dicembre del 1945 la famiglia Sodder, marito, moglie e nove dei loro dieci figli (il decimo era sotto le armi), stavano trascorrendo la serata della vigilia di Natale nella casa di Fayetteville, in West Virginia: da occasione di gioia quella serata si trasformò in una tragedia che avrebbe avuto ripercussioni negli anni a venire, fino ai giorni nostri.

Dopo la cena la signora Jennie andò a dormire presto con la bambina più piccola, lasciando che gli altri figli stessero alzati ancora un po’.

Verso l’una e mezza di notte la famiglia fu svegliata dall’odore del fumo che stava invadendo la casa. In poco tempo si resero conto che l’intera abitazione stava andando a fuoco e cominciarono a portare i bambini all’esterno. Tutti riuscirono a fuggire, tranne quelli che dormivano al piano più alto, Maurice, 14anni, Martha, 12, Louis, 9, Jennie, 8 e Betty, 5.

Ma prima, dopo la mezzanotte, la donna aveva ricevuto una telefonata agghiacciante, una voce stridula cercava un uomo dal nome incomprensibile: la chiamata terminò con una risatina terrificante.

Jennie notò che i bambini non avevano ancora chiuso le imposte, e tornò a letto.

Verso l’una e mezza di notte un incendiò divampò nella casa, e i genitori con quattro dei loro figli uscirono dall’abitazione.

George Sodder corse a prendere la scala per andare a prendere i figli al piano superiore, ma essa non era al suo posto, era stata rimossa.

I tentativi di chiamare i pompieri si risolsero con un nulla di fatto: dato che il telefono non funzionava (i fili risultarono poi tagliati) si produsse un enorme ritardo nei soccorsi, che arrivarono solo a mattino inoltrato.

George Sodder tentò di salvare i cinque bambini da solo, arrampicandosi sul muro e rompendo il vetro della finestra del piano superiore a mani nude. Sanguinante, cercò disperatamente la scala che aveva lasciato nelle vicinanze, ma non la ritrovò da nessuna parte.

Non ancora rassegnato, pensò di usare uno dei camion con cui trasportava il carbone, posizionandolo sotto la finestra e facendo scendere i bambini.

Entrambi i camion, però, non partirono, nonostante il giorno prima funzionassero perfettamente.

Questa serie di eventi quantomeno sfortunati ridusse, nel giro di qualche ora, il sogno americano dei Sodders ad una pila di cenere; la casa distrutta e i bambini persi per sempre: Maurice, 14anni, Martha, 12, Louis, 9, Jennie, 8 e Betty, 5.

Quando i vigili del fuoco, arrivati finalmente sul luogo, cercarono i piccoli corpi, non riuscirono a trovare nulla, nemmeno le ossa, e anche successivamente dell’abitazione non fu mai ritrovato nessun cadavere, nessun frammento di ossa o qualsiasi altra parte del corpo che facesse pensare alla possibilità che nella casa incendiata ci fosse qualcuno.

L’indagine successiva stabilì che a causare l’incendio era stato un banale cortocircuito elettrico e il caso venne ufficialmente chiuso, ma i genitori non si diedero pace per tutta la vita, non credendo che i bambini fossero all’interno della casa durante il suo incendio.

Ma si era trattato davvero di un colpo di sfortuna o era stato un malintenzionato ad avere appiccato il fuoco?

All’episodio della scala trafugata e ai camion apparentemente sabotati, si aggiunse anche il resoconto di un tecnico, il quale sostenne che il malfunzionamento della linea telefonica non fosse stato causato dall’incendio, ma dalla manomissione di un estraneo: il filo era stato tagliati.

I Sodder, convinti che i cinque figli fossero ancora vivi, magari rapiti da qualche individuo non meglio identificato, negli anni successivi i genitori interpellarono l’FBI, esperti e investigatori privati.

Una perizia effettuata dalla Smithsonian Institution, sulla cui rivista è possibile leggere la storia dei Sodders ancora oggi, stabilì la presenza di ossa umane nel terreno intorno alla casa. Quelle ossa però, notò il prestigioso istituto americano, non erano compatibili con l’età dei figli scomparsi ed erano, probabilmente, presenti sul luogo già in precedenza.

La famiglia ingaggiò anche un detective privato per indagare sulla sparizione dei figli, ma questi morì in circostanze misteriose.

Tutto ciò sembrò suffragare la tesi dei genitori e portò George Sodder a viaggiare instancabilmente per l’America intera alla ricerca di indizi, fino alla sua morte, nel 1968.

 

Oltre venti anni dopo l’incidente, i Sodder ricevettero una fotografia per posta, senza l’indirizzo del mittente, con una foto di un ragazzo, Louis, che era incredibilmente somigliante a quella del figlio omonimo scomparso. Sul retro della foto c’era scritto solo: Louis Sodder: il CAP della busta era 90132 – Palermo.

Una teoria, quella ritenuta più probabile, afferma che i bambini furono rapiti da un’organizzazione di stampo mafioso collegato con la Sicilia corroborata dal fatto che i Sodder stessi fossero di origine italiana.

I genitori non si diedero mai pace, ma a nulla servì il loro tormento, dato che i bambini non furono mai ritrovati.

La famiglia morì (George Sodder nel 1969 e Jennie nel 1989) senza aver mai saputo cosa fosse accaduto ai ragazzi.

Tomba dei Sodder

 

 

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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