Tra ricordi, amenità, storie di famiglia e… di donne
Ricordiamo che quando morì Giovanni Paolo II, il 2 aprile 2005, i fedeli, scossi da quel lutto, all’unisono invocarono di farlo “Santo subito”.
La stessa cosa sembra stia avvenendo per Silvio Berlusconi; ovviamente fra i due vi è una” certa” differenza, ma lasciamo perdere queste sottigliezze.
Berlusconi, da vivo, è stato sempre un personaggio divisivo, nel senso di “o con me o contro di me”: così come i suoi fans sfegatatamente lo sostenevano, i suoi avversari, altrettanto sfegatatamente lo osteggiavano; qualche suo nemico arrivò anche a ferirlo, ricordiamo l’episodio che lo vide vittima di un fanatico che gli lanciò in faccia una statuetta del duomo di Milano, ferendolo seriamente.
Come è stato da vivo, Berlusconi continua ad essere divisivo da morto, separando nettamente la popolazione, tra chi vorrebbe santificarlo, e chi vorrebbe mandarlo all’Inferno una volta per tutte.
L’ultimo episodio è stato quello della sua commemorazione al Senato, avvenuta martedì 20 giugno scorso, e sullo scranno dove abitualmente sedeva è stato poggiato un fascio di tulipani bianchi.
Generalmente i fiori bianchi sono destinati a bambini o adolescenti che non hanno conosciuto le contaminazioni della vita, i puri e casti, per capirci.
Farlo per Silvio Berlusconi è quasi una beffa, una delle tante, sapendo cosa è stato e quante ne ha combinate durante la vita, privata e pubblica: non si deve dimenticare che l’ultima moglie ufficiale, Veronica Lario, fu esasperata a tal punto da denunciarlo con un messaggio pubblicato su “la Repubblica”.
Ovviamente anche la commemorazione al Senato ha diviso i Senatori, ed era prevedibile, ma le cose, in politica, così vanno, e ce ne facciamo una ragione.
Non possiamo però non ricordare alcuni aspetti legati alle celebrazioni “post-mortem” del Silvio nazionale, derivanti, ovviamente, dai ricordi che abbiamo del personaggio.
Ma prima di addentrarci nel pozzo dei ricordi, dobbiamo fare un passo indietro, di solo qualche giorno, vale a dire da quando per il suo decesso è stato proclamato il lutto nazionale, che ha suscitato tante reazioni negative e molte indignazioni.
E’ opportuno sapere che il “Lutto nazionale”, come pure i Funerali di Stato, è regolato da precise norme contenute nella legge n. 36 del 7 febbraio 1998, anche se a decidere è comunque l’ufficio della Presidenza del Consiglio che gestisce il cerimoniale di Stato.
Non c’è un elenco definito per persone o circostanze che impongano l’obbligo di proclamare il Lutto nazionale, ma si tratta di una scelta politica.
Ma la decisione di proclamare il lutto nazionale per la morte di Berlusconi non ha precedenti.
In passato i funerali di stato si sono verificati in diverse occasione per Giovanni Spadolini (1994), Giovanni Leone (2001), Francesco Cossiga (2010), Carlo Azeglio Ciampi (2016), Ciriaco De Mita (2022), ma non è mai successo che il governo proclamasse il Lutto nazionale per un ex presidente del Consiglio che non avesse anche ricoperto la carica di presidente della Repubblica.
La giornata di lutto nazionale ha una funzione soprattutto simbolica: si tratta di un’onorificenza di altissimo livello; è la prima volta, dunque, che in Italia si decide per il lutto nazionale per un ex premier.
La giornata di Lutto nazionale può essere proclamata anche per personalità non politiche, com’è stato in occasione della morte di Papa Giovanni Paolo II, nel 2005, o di altri Pontefici come Giovanni XXIII, Pio XII, Paolo VI.
Ma la giornata di Lutto nazionale è stata proclamata anche a seguito di eventi tragici come l’attentato di Nassiriya in Iraq, nel 2016 per le vittime dei terremoti nel Centro Italia, per le vittime del crollo del Ponte Morandi nel 2018 e poche settimane fa per le vittime dell’alluvione dell’Emilia Romagna.
Fa comunque riflettere che il lutto non sia stato proclamato in occasione di altri tragici eventi, come la Strage di Capaci, della quale rimasero vittime Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta, e quella di Via D’Amelio, l’esecuzione mafiosa del Giudice Paolo Borsellino e della scorta.
Probabilmente quei tragici eventi fecero dimenticare di farlo, consoliamoci almeno così.
E veniamo ora ad altri aspetti della vita di Berlusconi, alla quale abbiamo già dedicato un velocissimo commento qualche giorno dopo la morte,
(vedi link https://www.ulisseonline.it/controluce/silvio-berlusconi-una-personalita-straordinaria-ma-divisiva/).
Di Silvio Berlusconi si potrebbe scrivere per settimane, ma probabilmente i nostri lettori si annoierebbero, perché del personaggio già in passato abbiamo parlato parecchio.
Ma ci piace partire da un ottimo servizio pubblicato il 26 giugno scorso su Repubblica, a firma di Paolo Berizzi e Francesco Monacorda, che scrive dei cinque figli di Berlusconi avuti dalle due mogli legittime, per prima la quasi sconosciuta Carla Elvira Lucia Dall’Oglio, da cui ha avuto Marina e Pier Silvio, e la seconda l’attrice Veronica Lario da cui ha avuto Barbara, Eleonora e Luigi.
È veramente interessante leggere il curriculum di questi personaggi, irreprensibili, affidabili, taciturni, mai sopra le righe, l’esatto contrario del loro papà che non tralasciava occasione per esibirsi, e non sempre con risultati piacevoli.
Una delle cose che ha colpito è la vicenda di Marina e Piersilvio, ai quali sono affidate le grandi imprese della famiglia; i due non sono laureati perché il papà, preoccupato per la loro sicurezza (era l’epoca nella quale con facilità si sequestravano i figli dei ricchi per poi chiedere il riscatto), li fece studiare in casa, e non hanno mai avuto la possibilità di conseguire una laurea; ciononostante hanno dimostrato grandi capacità imprenditoriali, pure restando riservati e poco inclini alla mondanità.
Dei tre figli di Veronica Lario, la prima è Barbara, definita la ribelle, studiosa del Corano, di cultura filo islamista, e assertrice della pari dignità della civiltà occidentale e di quella islamica, fino a quando l’occidente non incominciò a conoscere l’incubo del terrorismo islamista che ci colpì spietatamente.
L’altra figlia, Eleonora, è definita l’invisibile perché non è mai comparsa in pubblico e non siede in nessun CdA delle società della famiglia, pure avendo una laurea in Business Management, conseguita all’Università St. John’s di New York.
Il terzo figlio di Veronica Lario è il “piccolo” Luigi, oggi 35.enne, che ha grandi competenze di finanza e guida fratelli e sorelle negli investimenti personali.
Una famiglia coesa la quale, nonostante le ingenti ricchezze, non ha mai dato adito a scandali e gossip.
Da questo punto di vista sembra quasi che non siano figli del Cavaliere che ha lasciato un patrimonio di 3,6 miliardi di euro, in lire 7.mila e duecento miliardi.
Restano non sciolti i dubbi sull’origine di tanta fortuna di un imprenditore partito dal niente, dubbi che probabilmente non saranno mai sciolti, o che rimarranno tali per molti decenni a venire.
E proprio per evidenziare le differenze tra il padre e i figli, andiamo a ricordare qualche episodio che nel tempo ha colpito tutti noi.
I conflittuali rapporti con la Magistratura fanno storia a se; c’è chi dice che Berlusconi è stato perseguitato dai giudici subito dopo la sua salita in politica; probabilmente i magistrati sapevano, o intuivano, cose che ai comuni mortali sfuggono: ma non sfuggì, all’epoca, una foto di Berlusconi giovane che sedeva ad un tavolo pieno di carte, su alcune delle quali era poggiato un revolver.
Un segnale? A chi?
Nei suoi lunghi travagli giudiziari, stiracchiati oltre ogni civile comprensione anche grazie ai cavilli dei suoi numerosi legali, Berlusconi è stato coinvolto in circa 30 processi, alcuni conclusisi, altri caduti in prescrizione.
Uno di questi gli costò la condanna a 4 anni di reclusione per “frode fiscale”, il che, per un Premier, non è proprio il massimo.
I processi, la condanna e le prescrizioni fanno comprendere come il Cavaliere non fosse proprio uno stinco di santo.
Ma veniamo all’aspetto certamente più folcloristico della sua vita, vale a dire i suoi rapporti con il genere femminile, che sono stati complessi e problematici, perché il Cavaliere sembra abbia diviso le donne in due categorie, le brutte, che ha maltrattato in tutti i modi, e le belle che ha gratificato oltre ogni dire.
Come non ricordare la “culona” Merkel (con la quale ci scusiamo), donna di grandissimo spessore e ascendente, che il Berlusca denigrava perché era grassa, vestiva male, era trasandata e non curava il suo aspetto fisico.
Oppure Rosi Bindi, alla quale non si trattenne dal dire “Lei è più bella che intelligente”: quasi una pistolettata in faccia.
Ma non ha scherzato nemmeno con la sua amica/nemica Giorgia Meloni, alla quale ha detto di cotte e di crude, specialmente nel periodo della formazione dell’attuale governo: a Berlusconi non piaceva l’atteggiamento decisionista della Meloni, si sentiva messo da parte, sbuffava e recalcitrava, non sopportava di diventare una pedina, di essere diventato comprimario laddove in passato era stato il principale protagonista: e, diciamoci la verità, sapeva anche esserlo, sia per il prestigio acquisito, sia per le risorse di cui disponeva.
Tant’è che non è semplice, oggi, ipotizzare il futuro di FI, visto che i figli della politica non hanno mai voluto sapere, i notabili dello stesso sono solo mezze figure e non si vede, tra essi, chi potrebbe sostituirlo.
Ovviamente non possiamo dimenticare le altre donne di Berlusconi, non solo quelle che lo hanno seguito e hanno fatto fortuna nel partito, nel Parlamento, e nelle varie amministrazioni periferiche, tutte adeguatamente gratificate dal loro capo, come, ad esempio, la “indimenticabile” Nicole Minetti, la dentista che rappresentava Berlusconi nel Consiglio regionale della Lombardia: la citiamo perché, pure non essendo mai stata in Parlamento, in quel periodo era sempre sulle prime pagine dei giornali come una delle fedelissime e delle benvolute del Cavaliere.
In verità tutte le donne, pubbliche e private, gli sono rimaste fedeli, ad eccezione di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini la quale. Quando era Ministra del MIUR inciampò sul “Tunnel” tra il Cern e il Gran Sasso che avrebbe portato i neutrini dalla Svizzera agli Abruzzi: il tunnel non è mai esistito, il trasferimento dei neutrini era avvenuto naturalmente con il superamento di queste particelle nucleari della velocità della luce, dopo di che alla Gelmini venne appioppato il nomignolo di “Neutrini”.
Comunque Carfagna e Gelmini sono le uniche che hanno avuto il coraggio di abbandonarlo, confluendo in “Azione”, il partito fondato da Carlo Calenda.
Non vogliamo ulteriormente parlare del Cavaliere e delle “sue” donne, pubbliche e private: il ricordo delle sue prodezze, delle “succulenti” cene, organizzate con donnine compiacenti, a volte minorenni, che si concludevano con festini erotico-sessuali, detti bunga-bunga, è ancora ben vivo.
Che Berlusconi amasse contornarsi di belle donne è un fatto, e se fosse rimasto solo imprenditore, non avrebbe scandalizzato nessuno.
Ma giacché lo ha fatto come Presidente del Consiglio, ha disonorato questo paese per il mancato rispetto dell’onore che le sue cariche hanno comportato: l’articolo 54 della Costituzione impone di servire lo Stato con fedeltà e onore…
E certamente non saranno le lacrime versate dalle tante parlamentari di FI anche durante la commemorazione al Senato a riabilitarlo.
Almeno lo speriamo.