Siamo sull’orlo della terza guerra mondiale?
Benjamin Netanyahu, almeno ufficialmente, si trovava di fronte a un bivio: attaccare subito la striscia di Gaza rischiando però di non avere adeguate difese antimissilistiche in caso di un intervento anche di Hezbollah
Le ultime notizie pervenute dalle agenzie di stampa sul conflitto tra Israele e la Palestina sono veramente allarmanti, certamente più di quelle precedenti che hanno fatto seguito all’attacco del 7 ottobre scorso da parte delle milizie armate di Hamas al sud dello Stato ebraico.
Mercoledì 26.10 l’Agenzia Ansa ha segnalato che l’esercito di Israele ha superato il confine della striscia per un blitz per individuare ed eliminare alcuni responsabili di Hamas; c’è stato qualche scontro ma senza perdite per i militari israeliani che si sono ritirati subito dopo.
Ma nella serata di giovedì 27 la CNN ha comunicato che sembra iniziata l’operazione militare israeliana di invasione di terra della striscia di gaza, anche con l’appoggio degli aerei e delle unità navali che hanno iniziato a bombardare.
Tutti i mass-media hanno ripreso la notizia che fino a notte inoltrata è stata commentata sui canali televisivi.
La situazione sembra diventare sempre più pericolosa.
Da tempo Papa Francesco parla della terza guerra mondiale, ormai in corso, a spicchi, nel senso che non è una guerra globale, come le due precedenti, ma è combattuta localmente, un pezzo in Ucraina, pezzi in altri paesi, senza un effettivo collegamento tra essi, o almeno così appare.
Tutto questo fino al 7 ottobre scorso, vale a dire fino a quando improvvisamente, e cogliendo alla sprovvista lo Stato ebraico, le milizie armate di Hamas hanno deciso di lanciare un attacco in grande stile contro lo stesso, colpendo, come mai accaduto prima, con una violenza inaudita le località del sud e compiendo violenze mai viste prima ai danni dei coloni ebraici dei vari Kibbutz, con episodi di crudeltà inaudite, contro tutti, compresi i bambini, per i quali si è parlato di una nuova strage degli innocenti di biblica memoria, e con il sequestro di civili e militari.
La inedita violenza posta in campo dai guerriglieri di Hamas, fa sospettare che questa organizzazione, che si accredita come unica rappresentante legittima dei palestinesi, si sia esposta in tal modo perché spalleggiata da altri, si parla di Iran, Libano, Siria e tutti i paesi che hanno il solo scopo di cancellare lo Stato di Israele, o comunque cacciarlo dalle terre occupate, ad esso assegnate dopo la Seconda Guerra Mondiale dai paesi che avevano sconfitto il nazi-fascismo, con il benestare dell’Onu.
È chiaro che la terra che avrebbero dovuto occupare gli ebrei per creare finalmente il loro Stato avrebbe potuto essere individuata anche altrove, ma sarebbe stato assurdo sceglierla, ad esempio, in Australia in quanto originariamente la terra degli ebrei era quella che oggi effettivamente occupano, e dalla quale erano stati sloggiati per i motivi ampiamente illustrati nella Bibbia, che in questo caso diventa un riferimento storico.
Tornando al feroce attacco avvenuto il 7 ottobre scorso, spaventando il mondo intero, ricordiamo che Lucio Caracciolo, sin dall’inizio e con estrema lucidità, aveva detto che esso era ben più pericoloso della stessa guerra d’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo in quanto questa riguardava solamente quello specifico paese, sostenuto in parte dagli Usa, in parte dall’UE, e solo a distanza dalla Nato, che sostanzialmente hanno solo aiutato l’Ucraina fornendole aiuti militari ed economici, ma non sono mai intervenuti direttamente: non c’è stato un solo aereo occidentale che si sia scontrato con quelli russi.
In sostanza Caracciolo sin dall’inizio ha messo in allarme l’intero mondo avvertendo che quello che sta accadendo tra lo Stato di Israele ed Hamas potrebbe trasformarsi in una terza guerra mondiale globale e non frazionata come dice Papa Francesco.
Siamo veramente sull’orlo della stessa?
Purtroppo non ne siamo molto distanti, e nessuno, in questo momento può escluderla: vediamo perché.
Che lo Stato di Israele non possa far passare l’attacco di Hamas senza una risposta militare adeguata è un fatto certo, tant’è che sin dall’inizio ha allertato le forze armate e i riservisti a tenersi pronti per l’invasione; frattanto dal confine della striscia ha continuato a bombardare massicciamente provocando migliaia di morti, purtroppo anche tra la popolazione civile, invitata a rifugiarsi verso il sud, colpendo anche donne, bambini e anziani vittime innocenti; ovviamente anche i fabbricati e gli ospedali vengono colpiti, e ciò contribuisce ad acuire le tensioni e inasprire gli animi: Israele asserisce che i responsabili di Hamas si nascondano proprio all’interno o al di sotto degli ospedali, dai quali sembra che si acceda anche alle chilometriche gallerie sotterranee scavate da Hamas anche per nascondere armi.
Mai la tensione era stata così alta, e Hamas non poteva illudersi che il suo attacco del 7 ottobre sarebbe passato liscio.
Da giorni Israele stava annunciando di essere pronto a sferrare una offensiva via terra nella striscia di Gaza, ma sembrava temporeggiare, ufficialmente per la carenza di missili.
Si tratterebbe della battaglia finale tra Israele e Hamas: se gli israeliani possono contare su una indiscussa maggiore forza militare, i miliziani palestinesi da tempo si sarebbero preparati a uno scontro del genere da combattere anche casa per casa.
Ma, nonostante arrivassero continui messaggi alla nazione da parte del premier Benjamin Netanyahu: “Ci stiamo preparando per un’invasione di terra a Gaza, non posso dare al momento ulteriori dettagli, il tempismo sarà deciso in base al consenso”, sembrava che il vero motivo del ritardo della invasione fosse la pressione che gli Usa esercitavano per procrastinarla, sperando che essa non avvenisse.
E non era solo Joe Biden a frenare, anche altri Paesi facenti parte dell’Alleanza Atlantica, come ad esempio la Francia, erano contrari; il Presidente Macron ha infatti dichiarato che “una massiccia operazione di terra da parte di Israele nella Striscia di Gaza sarebbe un errore”.
Ovviamente il Presidente Israeliano non cessava di battere la grancassa di voler “schiacciare” una volta per tutte Hamas, in una guerra guerreggiata la propaganda ha il suo peso.
Fondamentale per Bibi Netanyahu sembrava che fosse il semaforo della Casa Bianca che contava, con Joe Biden che premeva sul rosso e sul giallo, e che aveva sottolineato nelle scorse ore durante una conferenza stampa di non aver chiesto a “Israele di ritardare l’invasione di Gaza”, ma in effetti non aveva mai dato il via illuminando il disco verde.
Il motivo più che militare sarebbe stato politico: gli Usa e la Nato sarebbero stati contrari alla invasione.
Mercoledì 25.10 il “Wall Street Journal” aveva rivelato che “Israele ha accettato, almeno per ora, la richiesta americana di ritardare l’invasione di Gaza così da consentire agli Stati Uniti di spostare missili nell’area”.
E’ noto che uno dei fiori all’occhiello militari di Israele è il suo sistema di difesa missilistica Iron Dome che, da quando è iniziata la guerra, gli ha consentito di intercettare buona parte dei razzi lanciati non solo da Hamas, ma anche da Hezbollah del Libano e da alcuni gruppi armati in Siria.
Per intercettare un razzo in arrivo l’Iron Dome utilizza il missile intercettore Tamir: ognuno dei vettori però costa 50.000 dollari e nei magazzini dell’esercito israeliano ce ne sarebbero sempre meno visto il massiccio utilizzo nelle ultime settimane.
Benjamin Netanyahu, almeno ufficialmente, si trovava di fronte a un bivio: attaccare subito la striscia di Gaza rischiando però di non avere adeguate difese antimissilistiche in caso di un intervento anche di Hezbollah, oppure aspettare le forniture di missili da parte degli Usa le cui tempistiche erano da decifrare.
Ed era proprio sulle tempistiche che stava giocando l’America, la quale si rendeva conto che la invasione massiccia della Palestina da parte dell’esercito israeliano avrebbe potuto provocare una catastrofe mondiale con l’intervento a catena di tanti atri paesi, a cominciare dall’Iran, che avrebbe tirato dentro Iraq, Libano, Siria, e altri paesi islamici e l’esercito di Israele, per quanto forte e organizzato, non avrebbe potuto fronteggiare un fronte di nemici tanto ampio, e la Nato sarebbe stata costretta ad intervenire, come in parte sembra stia facendo, provocando l’allargamento del conflitto certamente alla Russia, forse alla Cina e agli altri paesi islamici dell’estremo oriente.
E’ certo che gli Usa e la Nato avessero valutato tutto ciò ed era per questo che gli Usa frenavano affinché Israele e Netanyahu prendesse tempo; ma frattanto questo tentennamento probabilmente ha rafforza la posizione di Hamas, per nulla ostacolata dalla inefficiente ANP – Autorità Nazionale Palestinese facente capo a Mahmoud Abbas.
Ma ora che tutto ciò è superato con la invasione della striscia da parte dell’esercito israeliano, siamo molto vicini ad un allargamento del conflitto.
In pratica la terza guerra mondiale!
Ma la speranza che ciò non accada ci fa concludere con un auspicio.
Papa Francesco è molto presente sulle tragedie che sono intorno a noi, e continuamente predica agli uomini di costruire la pace, e al Signore Iddio di aiutarci a farlo.
Speriamo che dall’alto del suo magistero riesca ad ottenere un miracolo, e, nel caso specifico, che finalmente Israeliani e Palestinesi possano cessare le ostilità e poi finalmente accordarsi per convivere pacificamente in due stati separati, cessando in tal modo una guerra assurda, controproducente e pericolosa.
Un miracolo? A volte succede.