Settimana impegnativa
L’inizio di questa settimana, precisamente le giornate di oggi lunedì 18, martedì 19 e mercoledì 20 gennaio, saranno decisive per alcune questioni ormai sospese da tempo e che rischiavano di incancrenire.
Infatti, lunedì 18 e martedì 19 gennaio sono due giorni decisivi per il nostro paese e per la nostra politica, in quanto si vedrà se il Governo Conte-2 potrà continuare a occuparsi delle questioni più importanti rispetto ad una pure temibile crisi, o se è arrivato al capolinea.
Una decisione non facile e non scontata, verso la quale ha portato l’incredibile e imperdonabile comportamento di Matteo Renzi, che io ho votato a suo tempo, ho sempre sostenuto, evidentemente sbagliando.
Le giustificazioni che Renzi ha dato in merito, pure se da un certo punto di vista giustificabili, almeno per come Renzi le espone, sono comunque poco opportune in quanto in questo momento il Governo ha altro a cui pensare, principalmente il contrasto alla pandemia, che ha mietuto già oltre 80.mila vittime, e se si molla su questo non sappiamo come andrà a finire.
Oggi il Governo dovrebbe essere concentrato sul problema della pandemia, sul Recovery Fund, sul Mes, e tirare avanti almeno fino alla fine del prossimo anno, giungere alla scadenza naturale, e poi andare alle elezioni, marzo 2023, semestre bianco permettendo.
Tutti sanno, infatti, che nei sei mesi che precedono la elezione del nuovo Capo dello Stato, il Parlamento non può essere sciolto.
Sergio Mattarella venne eletto Presidente il 31 gennaio 2015, epoca Governo Renzi, e si insediò il 3 febbraio.
Quindi il semestre bianco inizia il 3 agosto, qualcuno dice il 31 luglio, ma non fa molta differenza; qualche Costituzionalista sostiene che inizierà il 31 luglio 2021, quindi tra sei mesi e pochi giorni, e pensare di andare alle urne prima di quella data è improbabile, oltre che rischioso.
Sembra che Sergio Mattarella stia facendo del tutto perché il Governo Conte-2 prosegua, ma il tutto dipende non tanto dal voto della Camera di lunedì 18, quanto da quello del Senato di martedì 19, dove venendo meno i voti di I.V. di Renzi, mancherebbero 11 voti e diversi soccorritori, “responsabili o costruttori” come preferiscono chiamarsi, potrebbero colmare il vuoto; è sintomatico che ci sia qualcuno dello stesso partito di Renzi che si stia dando da fare in questo senso, il che lascia supporre che la strategia di Renzi comincia a rivelarsi sbagliata, e anche su questo si sta basando la intransigenza del Premier, il quale auspica che in Senato Matteo Renzi farà la stessa fine dell’ omonimo Matteo, parlo di Salvini, che fece quella bella figura quanto Conte lo cacciò, e poi tentò di rientrare, ma Conte mantenne il punto e Salvini ha fatto la fine che ha fatto.
E’ pure sintomatico che lo stesso Renzi, oggi, sembra voler mantenere il punto e contemporaneamente fare marcia indietro, perché teme di aver innescato una bomba dalla cui deflagrazione il più malconcio potrebbe essere proprio lui.
E non è improbabile che alla fine si tiri indietro, anche perché nella malaugurata ipotesi si dovesse andare alle elezioni, Renzi e il suo partito rischiano di scomparire dalla scena politica.
Ma è anche da considerare che se il Parlamento venisse sciolto, molti attuali parlamentari non sarebbero più eletti e potrebbero perdere anche il diritto alla pensione.
E se non ci fosse di mezzo il bene del paese, tanti di noi tirerebbero un sospiro di sollievo e accompagnerebbero la fine di Renzi e di tanti altri con la grancassa, come fecero con Salvini.
La giornata di mercoledì 20 gennaio è quella decisiva per la sorte degli Stati Uniti d’America, perché l’attuale Presidente Trump dovrebbe finalmente uscire ma non vuole farlo, e sta tenendo sui carboni ardenti il mondo intero perché un tale folle non si sa come potrà reagire in questi ultimi tre giorni che lo separano dal trapasso.
In data 17 ho pubblicato un articolo riservato alla ormai famosa valigetta atomica che è ancora in possesso di Trump, e la cosa è veramente preoccupante.
Non dobbiamo dimenticare che l’assalto alla Capitol Hill fu organizzato dallo stesso Trump, e che in piazza scenderanno milioni di suoi fans per tentare un prevedibile ulteriore colpo di mano, e bene ha fatto la Guardia Nazionale a scendere in campo per garantire anche militarmente questo tormentato scambio.
Qualche avvisaglia di quello che potrebbe accadere lo si è avuto già domenica 17, con l’arresto di un sostenitore di Trump trovato in possesso di un’arma e di decine di caricatori, deciso a fare una strage, e i pazzi armati statunitensi non vanno troppo per il sottile quando si tratta di sparare.
Alla fine tra le due questioni da risolvere nei primi tre giorni della prossima settimana, pure se entrambe importanti, quella che sta più a cuore è proprio l’avvicendamento tra Trump e Biden; prima avverrà, meglio sarà per tutti.