Fossimo al posto della Meloni, faremmo un repulisti, anzi azzereremmo la pletora dei dirigenti Rai che lei e i suoi sodali hanno piazzato al vertice dell’azienda televisiva di stato.
Non sono all’altezza, quando prendono decisioni un tantino al di fuori dei binari combinano guai, si muovono come ippopotami in una cristalleria, sarebbe meglio se non ci fossero e non decidessero.
Lo constatiamo tutti i giorni, ormai chi vuol vedere qualche programma televisivo decente non può far altro che sintonizzarsi su La7, oppure su La-Nove: qualcosa ancora si riesce a vedere su Rai3, non sappiamo fino a quando.
L’ultimo guaio la Rai lo ha fatto vietando ad Antonio Scurati di tenere il monologo programmato per la celebrazione della Festa della Liberazione, previsto per il 25 aprile nella trasmissione “CheSarà” della Bortone su Rai3.
L’avessero fatto esibire, la cosa sarebbe finita lì, il divieto imposto ha reso Scurati una vittima, un martire, lo ha reso celebre, gli ha consentito di esibirsi su tutte le reti alternative, lo ha ringalluzzito.
Probabilmente non ci siamo resi conto che, alla fine, questo scrittore, giornalista, romanziere, antifascista, etc. etc., ora tanto celebrato, probabilmente è sopravvalutato; fino al divieto non è che fosse molto noto, dopo è divenuto una star nazionale e internazionale.
Ma è all’altezza del ruolo al quale i dirigenti Rai lo hanno destinato?
Non si direbbe, visto ciò che ha scritto in passato.
Non siamo abituati a criticare negativamente e non lo facciamo se essi sanno gestirsi.
Ma in questo caso non abbiamo scrupoli a fare qualche pulce a Scurati, e ci dispiace perché, fra l’altro, è pure conterraneo.
In verità le pulci non sono nostre, le ha fatte il sito on-line WOM il quale, recentemente, si è andato a rileggere ciò che ha scritto da qualche anno a questa parte Antonio Scurati, ed ha trovato parecchio da criticare.
Sembra che Scurati non sia uno storico, ma non sia manco uno scrittore, e nemmeno un romanziere di un certo spessore visto ciò che ha scritto, anche in materia erotica; è stato definito uno “specialista di scene erotiche brutte, tra peni riluttanti, corpi abrasi, carni che rovistano nel ventre”, e altro pure peggio.
Eppure, fra Mussolini e antifascismo, ideali politici e censura, molti ignorano quale sia il vero centro segreto dell’ispirazione di Scurati: il sesso.
Diceva Freud che spesso le nostre speculazioni fanno inconsapevolmente il gioco di “profondissimi impulsi” di cui ignoriamo la natura.
Ecco, nel caso di Scurati (come in quello del padre della psicanalisi) tutto converge verso l’origine del mondo.
Salvando, ovviamente, la suscettibilità dei lettori, andiamo a trovare qualche “chicca” tra gli scritti di Scurati.
Scurati ha scritto libri con numerose scene di sesso, spesso piuttosto grottesche.
Tra metafore bizzarre e improbabili accostamenti, le descrizioni dei rapporti sessuali gli riescono decisamente male.
Il sociologo e giornalista Pippo Russo nel suo L’importo della ferita e altre storie (Edizioni Clichy) ha raccolto alcuni dei “migliori” estratti dai romanzi di Scurati, fra cui Il sopravvissuto, Una storia romantica, La seconda mezzanotte e Il bambino che sognava la fine del mondo, nei quali emergono bislacche rappresentazioni erotiche.
Risparmiamo ai nostri lettori questi estratti, ma leggendoli ci siamo convinti di una cosa: sul piano del cattivo sesso Scurati è uno degli insuperabili; la selva oscura della sua ispirazione più che il nerissimo fascismo sembra, decisamente, altro.
E pensare che Scurati ha vinto pure il premio Strega, il che la dice lunga sui premi letterari e su come vengono assegnati.