Sempre più scrittori in cerca di premi. I premi letterari sono diventati importanti vetrine, per chi scrive e per le città che li ospitano.
Negli ultimi decenni si sono moltiplicati e, spesso, è difficile districarsi in questo Mare Magnum. Essi fanno bene a tutti: agli scrittori, che diffondono le loro opere; agli editori, che vendono di più; al pubblico che ancora legge e a quello che ne ha perso l’interesse; alle aziende e alle istituzioni. Tuttavia da qualche decennio sono diventati un vero e proprio business, passando da una partecipazione del tutto gratuita ad un contributo cospicuo di partecipazione, come nel caso del più ambito per gli inediti, il Premio Calvino che è passato dagli anni ’90 gratuito ad oggi a pagamento per una cifra di €. 150.
A dispetto di quanto racconta la statistica, in Italia esiste un variegato fermento letterario che dà voce a scrittori e editori. A tal proposito, è eccellente il ruolo capillare delle associazioni culturali disseminate sul nostro territorio. Ma che significato assume nella nostra contemporaneità il Premio Letterario? Nel tempo dell’immagine, del “tutto e subito” e dei rapporti digitali, un premio letterario è un invito a condividere la passione per la scrittura, la lettura e la cultura. Ovunque in Italia si organizzano iniziative collaterali: seminari, convegni, presentazioni di libri e incontri con scrittori, e anche mostre d’arte, soprattutto coinvolgendo le nuove generazioni e le categorie sociali più bisognose di attenzione; così, attraverso il Premio, si porta la città organizzatrice in tutto it mondo: uno scrigno prezioso, colmo di meraviglie storiche, artistiche e paesaggistiche.
Sicuramente una volta non c’erano tutte queste opportunità. Forse adesso di premi ce ne sono troppi, e chi si avventura sui web deve informarsi bene. Il Premio coinvolge diverse realtà culturali del territorio come Fondazioni e associazioni, scuole primarie e secondarie con incontri mirati, la realizzazione di mostre di disegni ispirati ai racconti vincitori e quant’altro.
Promuovere un premio letterario oggi fa bene a tutti: serve alle aziende e alle istituzioni, che affiancano agli interessi economici quelli per la tutela del patrimonio culturale. Oggi, forse, non c’è proporzione tra libri scritti e libri letti, eppure, ogni anno, cresce nel numero di partecipanti, il che, secondo gli organizzatori è buon segno e un buon motivo per continuare a sostenerli. Aggiungeremmo anche che è diventato -come si è detto in apertura- un business che in un certo senso discrimina gli scrittori potenzialmente ‘in grana’ da chi non è disposto a spendere soldi per la partecipazione, rimanendo nell’illusione dell’attenzione di un editore.