scritto da Nino Maiorino - 16 Ottobre 2024 07:04

Salviamo gli elettrodomestici: le nuove regole dell’UE sulla riparazione

Nell’articolo pubblicato ieri abbiamo esaminato il problema del danno che subiscono gli elettrodomestici per gli sbalzi di corrente elettrica.

Il problema è tanto serio e sentito che anche la Unione Europea è intervenuta sull’argomento, emanando regole sul diritto per i cittadini di riparazione degli elettrodomestici, ovviamente anche per evitare che, con estrema facilità e disinvoltura, gli alti costi delle riparazioni danneggino i consumatori in due modi: prima li costringono a sostenere spese ingenti per sostituirli, poi li costringono a pagare ulteriori spese per lo smaltimento di quelli buttati nelle discariche.

Ecco cosa prevedono le nuove regole dell’UE per i consumatori, sulla base della direttiva 2024/1779 emanata il 30 luglio scorso, in vigore già da 1° agosto 2024, in base alle quali i Paesi comunitari avranno 2 anni di tempo per adeguarsi e recepire la normativa in tutela dei consumatori.

La Commissione europea ha raccolto i dati relativi allo smaltimento degli elettrodomestici su tutto il territorio comunitario, rilevando che:

  • ogni anno i cittadini perdono 12 miliardi di euro per sostituire gli apparecchi anziché ripararli;
  • lo smaltimento consuma 30 milioni di tonnellate di risorse;
  • lo smaltimento genera 35 milioni di rifiuti ogni anno.

Questi numeri devono essere ridotti per l’interesse della collettività, intervenendo soprattutto sugli smaltimenti prematuri dei dispositivi e preferendo, quando possibile, la riparazione dei prodotti già in possesso dei cittadini, che potranno ottenere l’assistenza e la riparazione a condizioni ragionevoli e dovranno essere incentivati tramite opportune strategie.

Ogni Stato dovrà introdurre almeno una misura dedicata, per esempio una garanzia aggiuntiva al cliente che decide di riparare il prodotto anziché sostituirlo.

Quali beni riguarda la direttiva UE

La normativa europea fa riferimento a “qualsiasi bene mobile materiale” e a “qualsiasi bene mobile materiale che incorpora o è interconnesso con un contenuto digitale o un servizio digitale”.

Rientrano nella categoria sicuramente gli elettrodomestici, quindi ad esempio: lavatrice, lavastoviglie, asciugatrice, televisore, smartphone: insomma, tutti i beni mobili di consumo.

Sono esplicitamente esclusi, invece, i beni del settore industriale, così come in genere tutti quelli strumentali.

Questa è anche una delle criticità rilevate dalle associazioni (per esempio il collettivo Right to Repair Europe), insieme al fatto che esistono già misure dedicate alla riparazione degli elettrodomestici.

D’altra parte, i beni di consumo sono anche quelli che hanno un impatto diretto sui consumatori, si tratta quindi di un intervento normativo comunque necessario.

Costi e tempistiche della riparazione

Naturalmente, la normativa non può imporre costi prestabiliti per le riparazioni.

Per il momento, non sono previsti nemmeno dei parametri o dei limiti percentuali per calcolare il costo in base al valore del bene, anche perché andrebbe comunque considerata l’entità del danno e la proporzione rispetto a un nuovo acquisto.

Di fatto, la direttiva impone semplicemente di incentivare la riparazione -sempre se possibile- fornendo tutte le informazioni del caso e applicando dei prezzi ragionevoli. L’assistenza potrà anche essere affidata a centri esterni, ma in ogni caso i produttori avranno l’obbligo di indicare preventivamente una stima del costo o la cifra massima.

Per quanto riguarda le tempistiche, invece, il prodotto aggiustato dovrà essere riconsegnato al cliente entro il termine massimo di 30 giorni. Nel frattempo, dovrà essere fornito un prodotto sostitutivo da poter utilizzare.

La normativa, però, non calpesta gli interessi dei produttori, perché le aziende potranno sottrarsi all’obbligo adducendo “fattori legittimi e obiettivi”.

Anche questo punto non è stato esplicitato ulteriormente, ma è comunque chiaro che l’esenzione dal dovere di riparazione sia ammessa soltanto quando pregiudizievole per l’azienda in modo documentabile e quando è impossibile per lo specifico tipo di guasto.

 

La nuova piattaforma digitale

La direttiva si appresta a introdurre anche una piattaforma online, in cui ogni Stato membro avrà il suo sito locale dove i consumatori potranno mettersi in contatto con i siti di riparazione e i venditori di prodotti usati più vicini.

Sarà anche messo a disposizione dei paesi, in via facoltativa, un modulo per semplificare l’inizio delle riparazioni.

 

Via libera alle componenti indipendenti

La direttiva europea abolisce il divieto di impiegare componenti indipendenti realizzati con la stampante 3D.

Inoltre i produttori non potranno più rifiutarsi di riparare dispositivi “manipolati da terzi”.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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